lunedì 28 maggio 2012

The Gudu's Prague experience

Era il 6 aprile 2012, il week end dopo al mio compleanno (4 aprile). La Vigi mi aveva chiesto di prendere un giorno di ferie per andare a ritirare il mio regalo di compleanno in un posto lontano ("bhoooo" pensavo io). Ci alzammo alle 8.00 di mattina e saltammo in auto. Non sapevo la meta, era la Vigi a guidare. Passammo tre orette in auto nella quali ho ricevuto ogni sorta di indizi (fuorvianti) sul mio regalo... ad in certo punto, quando siamo passati nei pressi dell'aereoporto di Orio al Serio, mi era entrato in testa il tarlo che il regalo fosse un lancio col paracadute... panico... quando però siamo arrivati al "Park and go" e la Vigi ha tirato fuori la valigia dal cofano (preparata e caricata la sera precedente di nascosto) ho capito che si partiva per un'altra "Gudu's experience"... grande Vigi! Arrivati in aereoporto, sono stato messo di fronte al tabellone delle partenze senza essere a conoscenza della meta... c'erano molte mete diverse interessanti su quel tabellone. Superato il check-in ci siamo seduti al bar a berci un succo di frutta. La Vigi mi ha consegnato un pacchettino. Io l'ho scartato in tutta fretta ed era la guida Lonely Planet (fedelissima ed irrinunciabile compagna di ogni nostra avventura) di Praga. Ora conoscevo la destinazione. Dopo due orette di volo siamo atterrati nella Repubblica Ceca, dopo un'oretta eravamo in albergo e dopo altri dieci minuti eravamo per le strade di Praga. Praga è una città stupenda. Io sono un appassionato di architettura e cultura medioval-gotica in generale ed devo dire che ho avuto di che deliziare i miei occhi ad ogni angolo, ma come sempre ciò che più amo di ogni avventura è l'assaporare l'atmosfera dei luoghi. L'atmosfera di Praga è magica, non per nulla è considerata uno dei vertici del triangolo della magia europeo (non ricordo se magia bianca o nera, ma chissenefrega). Il centro storico (ma anche il resto della città) è un inno al tardo medioevo con i suoi edifici, le sue chiese gotiche, le sue goglie , le sue vie strette, le sue piazzette, le rive del fiume ed il mitico "Ponte Carlo".
Il primo pomeriggio lo abbiamo passato a gozzovigliare per la città godendo dei mercatini di Pasqua (nettamente simili ai mercatini di natale che visitammo a Vienna con gli artigiani direttamente al lavoro dietro ai banchetti), dei concerti medioevali della piazza ed in generale delle atmosfere praghesi. Quel pomeriggio abbiamo fatto la nostra prima scoperta praghese: il "Trdlo". Il Trdlo è un dolce cotto sulla brace mediante una specie di "girarrosto potenziato"; ha la forma di una cimbella ed a guardarlo da l'idea di essere cos' dolce da nauseare, ma quando lo si mette in bocca si rimane sorpresi dal fantastico gusto bilanciato. Il Trdlo va mangiato caldo, appena tolto da sopra alla brace... diventa presto una droga e ci si ritrova costretti a fare una "sosta Trdlo" almeno due volte al giorno.
Sul ponte Carlo si esibivano artisti di strada ed ogni statua meritava una fermata per essere osservata. Inutile dire che il pomeriggio è passato rapido in mezzo a quest'atmosfera festosa. La sera siamo andati a mangiare un Goulash (il primo di molti) in un jazz club. Una cosa che mi ha colpito molto è il fatto che nel centro storico di Praga ogni 100 metri si trova una live house (principalmente dedite al jazz od al blues), un teatro od una chiesa ospitante un concerto di musica classica... è un piccolo paradiso per i musicisti. Alla sera, dopo le 21.00 circa, complice probabilmente il freddo ancore pungente, le strade erano vuote e pochi turisti si aggiravano in cerca di locali in cui passare la serata. Noi facemmo una breve passeggiata e poi tornammo all'albergo. La mattina seguente (sabato 7 aprile 2012) faceva un freddo pazzesco, i maglioni di lana e le giacche da montagna non bastavano a ripararci dal vento gelido che si insinuava fra le vie della città... questo però non faceva che accrescere l'atmosfera magica praghese. La nostra prima tappa fè stata il Castello di Praga... un immenso castello in perfette condizioni all'interno del quale si trova anche l'imponente e goticissima cattedrale di S. Vito all'interno della quale sono riposte le più importanti reliquie della chiesa cattolica boema. Tutto immenso e spettacolare... l'interno della cattedrale poi, con le sue vetrate colorate ad impreziosire l'immensità architettonica, ci ha lasciati a bocca aperta. Bellissimo e caratteristico anche il confinante Vicolo d'Oro: una celebre stradina di Praga, situata nell'area del Castello (nel quartiere di Hradcany) e caratterizzata da una fila di bassi edifici variopinti, che furono costruiti in stile manieristico a partire dalla fine XVI secolo, inizialmente per ospitare le 24 guardie dell'imperatore Rodolfo II d'Asburgo (1522-1612) e le relative famiglie. La via deve il proprio nome agli orafi che in seguito la abitarono. È conosciuta anche come "Via degli Alchimisti", in virtù di una leggenda secondo cui sarebbero vissuti qui anche degli alchimisti (in realtà residenti in una via vicina), che cercavano di tramutare il ferro in oro per Rodolfo II d'Asburgo e di produrre la pietra filosofale e degli elisir di lunga vita. Nella via risiedettero, per un breve periodo, anche famosi scrittori, quali Franz Kafka (dal 1916 al 1917) e Jaroslav Seifert. Ora la via, uno dei luoghi più visitati della città ed ospita esclusivamente negozi di souvenir ed un museo di armi ed armature medioevali. Ok ammetto di avre preso la descrizione della via da wikipedia, ma questa descrizione rendeva così bene la particolare atmosfera che non potevo evitarlo. Aggiungo che le case erano piccolissime (sia nell'altezza che negli spazi interni) e coloratissime. Vedere questa via con il vento gelido che trasformava ogni goccia di pioggia in un piccolo ago è stato davvero pittoresco... fra l'altro, visitando la casa di Kafka, era è stato facile intuire come gli venissero fuori certe atmosfere. Intorno all'una di pomeriggio eravamo di nuovo nella piazza principale del centro storico dove abbiamo pranzato ai banchetti mangiando il famoso "Prosciutto di praga" con patate e Crauti e poi abbiamo passato il pomeriggio in giro per il centro storico, cogliendo l'occasione per visitare le altre chiese e salire sulla torre dell'orologio ed assistere alla suonata di tromba che viene ripetuta ogni ora da un trombettista in costume ai quattro angoli della torre... il tutto intervallato da "Soste Trdlo e Vin brùlè".
Passeggiare per Praga è molto suggestivo e romantico. ci sono piccole piazze e vicoli che finiscono sulle rive del fiume ed altre che portano verso la collina. La magia dell'atmosfera Praghese si accentua alla sera dove i colori si fanno più vivi e le luci pubbliche (opportunamente posizionate) danno maggior vita alle architetture aumentendo i giochi di ombre.
Alla sera abbiamo cenato in un piccolo ristorante tipico concendendoci varie specialità locali meno conosciute dalla massa turistica, ma altrettanto buone ed "interessanti" per il palato. Domenica 8 aprile 2012 ci siamo mossi in direzione della fortezza, una meta meno turistica che però io ho trovato ancor più suggestiva. L'ingresso è simile a quello della "Terra di Mordor" del signore degli anelli: un'altissima e spessissima muraglia divide la zona del castello dalla città. Le porte erano ovviamente aperte e ci siamo avventurati all'interno ritrovandoci in quella che poteva essere tranquillamente uno scenario per un film di Tim Burton (quando ancora sapeva essere davvero dark): una strada in ciottolato saliva sulla collina e ci ha portati in un vecchio cimitero dotato di tutti gli optional tipici dei cimiteri gotici: cancellata in ferro arrugginito, statue logorate del tempo, croci elaborate in ferro battuto spesso storte, marmi spezzati, scrittedi epitaffio in carattere gotico, alberi scuri e scheletrici e cielo scuro e plumbeo. Sollo sfondo una splendida chiesa gotica con le classiche tre altissime navate, le grosse vetrate, e la pietra degli esterni annerita dal tempo... il top del gotico.
Io adoro le chiese gotiche per l'atmosfera interna che mette davvero soggezione e per gli splendidi giochi di luce creati dalle alte e coloratissime finsetre. Dopo aver visitato la chiesa e la zona (adibita a parco tutto intorno) siamo andati a rifugiargi in piccolo bar in attesa che partisse la visita guidata all'interno delle mura della fortezza. Fuori faceva in freddo incredibile e ci siamo scaldati con una tisana. Alle 12.00 precise abbiamo fatto il tour all'interno delle mura... giro breve, ma suggestivo all'interno di minuscoli cunicoli che sfociano in un'ampia stanza nella quale erano tenute delle enormi statue.
Per il pranzo ci siamo spostati in quella che viene chiamata "La città nuova". L'architettura di Praga non si ferma nella zona medioevale. Anche la parte più recente della città è interessantissima fra palazzi dalle architetture molto interessanti dissemninati sulle rive del fiume.
Abbiamo pranzato in un piccolo bistrot dove ci hanno servito il Goulash all'interno di una grossa pagnotta di pane... un piatto ottimo quanto pittoresco.
Proprio mentre entravamo nel bistrot c'è stata una piccola bufera di neve; questo evento atmosferico mi ha dato la sensazione di essere lontanissimo dall'Italia dove in quel periodo la neve era un lontano ricordo. Il pomeriggio lo abbiamo passato visitando ancora la "Città nuova" e poi ritornando a gozzovigliare nel centro storico, visitanto anche l'Hard Rock Cafè di Praga. Io sono un feticista dell'hard rock cafè... ho una collezione notevole di magliette, spille e cappelli dell'hard rock cafè... direi che un buon 15% del mio guardaroba porta la scritta "Hard rock cafè".
Vista la temperatura bassa, quel pomeriggio abbiamo battuto il record di soste per il vin brùlè. Nel pomeriggio abbiamo anche acquistato un po' di souvenir per i parenti e per la nostra casa, abbiamo preso una campanella in ferro battutto fatta a mano che adesso è appesa in veranda ed usiamo abitualmente al poste del campanello quando torniamo casa. Il giorno successivo ci siamo imbarcati sull'aereo che ci ha riportati in Italia. E' stato un regalo di compleanno fantastico ed un'altra "Gudu experience" da tenere nel cuore.

venerdì 4 maggio 2012

Gudu's Namibian experience - Parte Dodicesima

Ieri abbiamo dato l'acconto per la nostra prossima "Gudu's experience": 10 giorni di campeggio in Tanzania a dicembre 2012, ma di questo parlerò più avanti. Il 7 settembre 2011 partimmo di buon ora dal Divava Okavango Lodge in direzione del Waterberg Plateau per poi raggiungere l'Ohange Safari Lodge. Il viaggio era bello lungo (circa 600 Km per quasi 8 ore di viaggio) e la stanchezza si fece sentire, così evitammo fermate ed arrivammo al lodge intorno alle 15.30. Unica esperienza da segnalare è la seguente: a meno di mezz'ora dalla metà, avvistammo in lontananza una immensa nube di polvere, di quelle che si vedono nei film in cui immensi gruppi di animali si danno alla fuga. Rallentammo per osservare meglio la nube. La nube si avvicinava rapidamente a noi. La nube era sempre più vicina e man mano che si avvicinava era sempre più immensa. Accostammo il fuoristrada in attesa della nube con un misto di ansia ed attesa. La nube si avvicino sempre più rapidamente fino a raggiungerci. Non si vedeva più nulla, un rombo e pioggia di pietruzze sul nostro mezzo. Non era una gruppo di animali, ma un gruppo di autotreni. Vedere cinque enormi tir correre su di una strada sterrata di montagna è quasi spettacolare, un'altra singolarità della Namibia. Arrivammo al lodge dopo aver superato un percorso degno di una pista di test per fuoristrada che mise alla prova le mie capacità di guida. Il lodge era molto carino, nel mezzo della brulla montagna e completamente deserto. C'era la zona comune che era composta da un piccolo caseggiato basso e poi tante piccole capanne inerpicate su per la montagna e collegate da un piccolo ciottolato; su di un lato della montagna una piccola piscina. Ci venne incontro una rubizza signora, accompagnata dal rubizzo figlio ed un rubizzo cane; fu particolarmente cortese ed informale e ci accompagnò alla nostra capanna. La prima parte del pomeriggio la passammo a "docciarci" ed a leggere un po' seduti su di scomode sedie fuori dalla capanna mentre il bimbo rubizzo rumoreggiava in piscina con un'amichetta. Verso le quattro del pomeriggio tentammo un bagno in piscina, ma l'acqua era gelida ed erano presenti degli enormi mosconi che ad ogni morso facevano uscire il sangue... ed erano tanti e erano cattivelli, per cui tornammo in fretta a sederci di fronte alla capanna. Alle Cinque del pomeriggio fummo invitati a mangiare la torta di compleanno del bimbo rubizzo accompagnata da un ottimo the. Tutto molto informale... piacevolmente informale. Poco prima del tramonto sentimmo un grosso trambusto e vedemmo la signora rubizza, il bambino, un uomo sulla cinquantina ed un vecchio correre verso la piscina e, fra risa ed urletti, tuffarsi in acqua senza esitazione. Fu una scena che per me rappresentò "La felicità". Vedere una famiglia rilassarsi e divertirsi insieme nell'acqua prima di cena nel mezzo di una montagna brulla, nell'atmosfera magica della Nabimia per me fu un'ottima rappresentazione della felicità. La sera cenammo all'aperto insieme alla suddetta famiglia. Una cuoca in stile "big mama" cucinò per noi direttamente sul fuoco con enormi padelloni zuppe e carne. Attorno al piccolo gruppo il buio totale; il fuoco rischiarava solamente la zona dove eravamo noi... un'atmosfera di pace totale. Chicchierammo amabilmente (Virgi col suo inglese perfetto ed io col mio maccheronico) con i gestori (la famigliola in questione) e loro ci raccontarono la loro storia che è tanto semplice quanto bella. Erano tedeschi, economicamente agiati, ma stufi della mentalità occidentale del "produci, corri, insegui il dio denaro ed il dio potere". Un bel giorno acquistarono un pezzo di montagna nel Waterberg Plateau, costruirono un lodge e si trasferirono con tutto quello che restava della famiglia (nonno novantenne compreso). Ora viveano felici, in mezzo alla natura, in mezzo alla pace e, dopo tanti anni, ogni giorno era ancora una scoperta e pieno di felicità. Fra tutte le storie namibiane che sentii (la guida innamoratasi della donna Himba, l'Olandese che aveva aperto una panetteria nel deserto, i vari italiani fuggiti dall'occidente per fare le guide turistiche, ecc..), questa fu quella che più mi piacque perchè quella filosoficamente più vicina a me. Per capire quanto fossero felici bisognerebbe averli guardati negli occhi come feci io. La notte fummo svegliati dal rumore di un gruppo di erbivori che venne a nutrirsi nelle piccole aiuole interposte fra le capanne. Restammo immobili alla finestra a guardarli muoversi lenti e brucare in assoluta pace. Fu bellissimo un'emozione da portare vicino alla commozione. La pacificità e placidità con cui questi cauti bestioni pascolavano a 30 centimetri dal mio naso aumento l'aura di pace che regnava nel lodge. La mattina, dopo un'ottima colazione, ripartimmo in direzione di Windhoek. Facemmo una sosta al "Cheeta reserve", una riserva dove vengono accolti i ghepardi orfani e/o feriti. Il tour comprendeva un giro a bordo di fuoristrada accompagnati dalla guida all'interno della riserva (recintata con recinti elettrificati per tenere lontani i ghepardi sani). Vedemmo da vicinissimo molti ghepardi. Ovviamente fu diverso dal vederli dal vivo, ma dovemmo accontentarci in quanto la mia dissenteria ci aveva impedito di vederli allo stato brado al parco Etosha e negli altri parchi non avevamo avvistato alcun felino. La mia impressione sui ghepardi fu "Sono degli sfiga". Etichettati spesso come grandi cacciatori, sono invece predatori molto delicati e soggetti alle angherie di un sacco di animali concorrenti... vederli poi fare le fusa e leccare i volontari del centro, li rese ai miei occhi ancora meno maestosi. Dopo un breve pranzo alla riserva ed una lunga sessione di "acquisto souvenirs", ci rimettemmo in marcia ed alle cinque del pomeriggio circa eravamo di nuovo al Windhoek Country Club, lo stesso punto da cui era partita la nostra avventura quindici giorni prima. Non avendo potuto vedere la città all'arrivo, decidemmo di uscire a cena ed andare alla famosa "Joe beer's house" un locale notissimo a tutti i viaggiatori per la tipicità della struttura e per cibarie proposte... in pratica non sei un vero avventuriero alla scoperta della Namibia se non hai cenato almeno una volta da Joe. Dopo una doccia ed un sonnellino uscimmo dall'Hotel. Uscendo dalla porta notai che c'erano due persone in toga romana ai fianchi delle porte; pensai che facessero parte dello staff del casinò interno all'Hotel... come nei film holliwoodiani girati a Las Vegas. Appena misi fuori il primo piede dalla porta principale fui accecato da flash e luci ed assordato da urla di ragazzine. Quella sera c'era un matrimonio di vip namibiani. In pratica tutti i vip della Namibia erano presenti all'evento. Sembrò anche a me di essere un vip, un vip che entrà alla notte degli oscar in America... fu divertente. Tutti si chiesero probabilmente chi fossimo e penso che tutti pensarono che fossimo vip stranieri, anche perchè senza accorgecene avevamo aggirato tutti i blocchi di sicurezza e quindi nessuno ci fece allontanare dal "red carpet". Dopo questo divertente episiodio, raggiungemmo il famoso locale. Famoso (si fa per dire) l'episodio in cui un tizio ci indicò dove parcheggiare in una piazza ed io, abituato ai parcheggiatori abusivi torinesi, gli offrii dei soldi ricevendo come risposta che lui non voleva soldi, ma solo essere gentile. Il locale era pazzesco. Posso solo descriverlo come "un misto di tutto" ed infatti c'era di tutto e tutto messo a casaccio: arredi tipici dei pub irlandesi, ma anche suppellettili ed ombrelli in stile villaggio turistico, oggettistica tipica dei club coloniali dei nobili inglesi, pezzi di auto ed altri componenti meccanici... c'era di tutto. Il cibo fu ottimo come anche la birra. Quando tornammo all'hotel, il matrimonio era finito e la calma era tornata. Ce ne andammo a letto un po' mesti poichè il giorno seguente ci attendeva il volo di ritorno. Il giorno successivo, notammo una riga sul fuoristrada... o meglio... Virgi l'avev asegnalata già la sera, ma io non avevo dato peso alla cosa. Per non pagare penali ed usufruire dei servizi di assicurazione, ci toccava andare alla stazione di polizia e denunciare la cosa. Con l'ansia di perdere il volo, scoprimmo che le nostre sim non ci permettevano di chiamare come ci avevano garantito (meno male che non ci fu mai il bisogno di chiedere aiuto), così acquistammo una sim locale al negozio dell'hotel e chiamammo il referente della nostra agenzia. Accompagnati da una guida dell'agenzia ci recammo alla stazione di polizia dove firmammo un sacco di moduli e poi partimmo in direzione dell'aereoporto. Arrivammo in tempo, anzi in anticipo. Sfruttammo gli ultimi fogli di moneta locale per comprare souvenirs e poi attendemmo il nostro volo. Allo scalo di Johannesburg trovammo l'aereoporto in fermento: suonatori di musica africana riempivano l'aria di musica, i negozi esibivano souvenirs colorati (fra cui la mitica libreria-canoa che non acquistammo solo perchè ancora non vivevamo insieme) e la gente era allegra e sorridente. Dopo qualche ora di attesa decollammo dal Sud Africa in direzione di Francoforte. Un altro volo passato a guardare film (questa volta Thor e Mr Beaver), dormire male e mangiare peggio. Una sedicina di ore dopo eravamo di nuovo in Italia, all'aereoporto di Torino. Qualche ora dopo ancora, ero a casa mia a Brossasco a svuotare la mia sacca da viaggio (comprata per l'occasione) ed a raccontare le nostre peripezie alla nostra famiglia. Era un sabato... due giorni dopo sarebbe ri-iniziato il tram-tram quotidiano, ma quel viaggio mi avrebbe cambiato per sempre. Penso di poter dire che il viaggio in Namibia sia stata una delle esperienza più belle e significative della mia vita. Dopo quel viaggio ero cambiato, la mia visione delle cose era cambiata, la mia visione del mondo era cambiata e proprio durante quel viaggio io e la Vigi decidemmo di andare a vivere insieme dopo sette anni di relazione. Prima di partire pensavo di non amare l'Africa e di essere profondamente occidentale... dopo questa avventura nacque in me un profondo amore per l'Africa e per il viaggio in generale. Prima di partire ero in un certo senso cieco... sentivo che c'erano delle cose, ma non riuscivo ad afferrarle... durante quel viaggio ero riuscito ad afferrarne molte e grazie a quell'esperienza acquisii la capacità di afferrarne altre col tempo. P.S.: su youtube, sul canale di "gudu77" (http://www.youtube.com/gudu77) ci sono dei brevi video della nostra avventura.