martedì 22 gennaio 2013

The enlarged gudu's Tanzanian experience - Parte 1

Quando torno da questi viaggi in zone ancora "Antiche" (e col termine "Antico" intendo il suo più bel significato) mi rendo conto di quanto l'uomo moderno occidentale abbia perso degli importanti legami con la totalità del creato. Questi legami persi non gli permettono più di comprendere molte cose e di trovare posto nell'ordine naturale delle cose; questo crea scontento, tensione, guerra e tutte le altre cose tipiche dei nostri tempi. Sono un musicista, non ho ancora (non ancora) realizzato il mio grande sogno di poter vivere grazie alla mia musica, ma se dovessi proprio darmi un'etichetta direi "Musicista"... perchè specifico questo? Perchè l'armonia che ritrovo ogni qual volta mi allontano dall'occidente è la stessa che riesco a trovare solo nella musica. Il creato (quello divino, non quello umano) è un'opera d'amore, come la musica... ed in quanto opera d'amore è immagine tangibile del divino in ogni sua sfaccettatura. Ma ora tralascio per qualche riga la mia piccola filosofia errante e vado a descrivere l' "Enlarged Gudu's Tanzanian experience". Questa volta io e la Vigi non eravamo soli nella nostra avventura (per questo il termine "Enlarged"), con noi anche suo fratello (che qui battezzerò Nuci), la fidanzata del fratello (che qui battezzerò Feddy) e la madre di Vigi e Nuci (che qui battezzerò Mello). Breve descrizione dei nostri compagni di viaggio: - Nuci: anche lui, come Vigi, viaggiatore incallito fin dalla tenera età. Persona dalla cultura umanistica vastissima, avere lui in gruppo è meglio che avere un collegamento diretto a wikipedia. Esperto storico di alto livello (tanto che prima ancora della laurea ha partecipato a Conferenze come relatore) e grande amante della sperimentazione culinaria estrema durante i viaggi... di quelli che se c'è da mangiare un verme vivo perchè è tipico del luogo, lo fa... e lo apprezza pure. - Feddy: introdotta, come me, alla filosofia del viaggio dal proprio coniuge, è una delle persone con maggiore capacità di adattamento che abbia mai conosciuto. Sempre gentile, disponibile ed educata.. anche se qualcuno le sta sparando addosso. Laureanda in legge con risultati più che ottimi e capacità di analisi rapida e precisa. Averla in squadra garantisce la presenza di una voce gentile e di un'opinione neutrale descritta in modo posato in ogni circostanza. - Mello: biologa e professoressa di scienza, con questa tappa Tanzaniana si può dire che abbia visitato tutta l'Africa nera, oltre a quasi tutto il resto del mondo. E' stata un po' la mamma di tutto il gruppo.
Adesso che ho descritto i nostri compagni di viaggio, posso iniziare sul serio il racconto della nostra avventura. Parte integrante di ogni viaggio è il trasferimento. Durante il traferimento si percepiscono già vibrazioni ed emozioni forti... atmosfere di adrenalinica attesa... il trasferimento fa parte del sacro rito del viaggio. Siamo partiti il venerdì sera, dopo aver parcheggiato la nostra cagnolina Polly dai miei genitori, sulla mia auto stracarica alla volta dell'Holiday Inn dell'aereoporto di Malpensa. Breve "Pausa cena" in autogrill... "Camogli" ed "Apollo"... ultimo pasto occidentale dei futuri 12 giorni... poi arrivo in albergo. Prima di addormertarci io e la Vigi abbiamo cazzeggiato a lungo: doccia, giochi su i-phone, rilessioni sul viaggio... l'eccitazione era palpabile e non si riusciva a prendere sonno immediatamente. Alle quattro del mattino è suonata la sveglia (verso di anatra) e ci siamo mossi verso il parcheggio dove abbiamo lasciato la mia auto ed una navetta ci ha portati all'aereoporto. Eravamo assonnati, ma al contempo eccitati. Check-in con tram-tram della spedizione dei bagagli e controlli vari e poi lento raggiungimento del gate di partenza in mezzo ad un'aereoporto ancora addormentato con i negozi chiusi e poche persone in giro. Io, la Vigi avevamo con noi i nostri fidi borsoni da viaggio con cucite sopra le bandiere dei luoghi visitati; anche il Nuci si è votato alla filosofia "del borsone da avventuriero", mentre Feddy e Mello hanno preferito la valigia tradizionale... il tutto ovviamente spedito nella stiva per essere più leggeri. Nel mio bagaglio a mano solo il binocolo, la videocamera, i libri e le medicine, nel bagaglio a mano della Vigi solo la sua attrezzatura fotografica. Il volo ha tardato a partire perchè c'era da spruzzare l'antigelo sulle ali e così ci siamo trovati in ritardo sulla tabella di marcia con il rischio di perdere la coincidenza a Zurigo per Dar es Salaam. Atterrati a Zurigo ci siamo precipitati verso il gate di partenza. Io adoro questi momenti di frenesia... quando l'adrenalina scorre... ci muovevamo rapidi fra la folla di quell'immenso aereoporto verso il gate. Io facevo apposta a rimanere un po' indetro, lasciando sempre aperta una piccola possibilità di perdere di vista gli altri... piccole scosse adrenaliniche che mi diverto da morire. L'aereoporto di Zurigo è così grande che ha una metropolitana al suo interno; metropolitana che quel giorno aveva problemi tecnici e ci ha causato ulteriore ritardo. Nuci era parecchio agitato, Vigi era contrariata dall'agitazione del Nuci, Mello cercava di tranquillizzare gli animi ed io mi divertivo come un pazzo in mezzo a tutto quel tramestio umano. Alla fine siamo arrivati più che in orario e siamo saliti sull'aereo che ci avrebbe portati a Dar Es Salaam via Nairobi. Io adoro i voli intercontinentali perchè posso passare il tempo a vedere film recenti, posso togliermi le scarpe ed appisolarmi con addosso la copertina fornita dalla compagnia aerea... tutte quelle cagatine che lanciano il messaggio "Hei!, sei in viaggio!" e che fanno parte quindi del rito. Questa volta non sono riuscito a vedere molti film perchè il sonno mi ha vinto. Mi sono guardato Total Recall (francamente una cacata pazzesca), ho mangiato il tipico orrendo (ma neanche tanto) pranzo da aereo e poi mi sono addormentato. Mi sono svegliato quando siamo atterrati a Nairobi, dove quasi tutti i presenti sono scesi, e poi siamo ripartiti alla volta della meta. Non so di preciso cosa abbiano fatto gli altri durante il volo perchè i posti e le cuffie ci hanno tenuti separati. Ci si riuniva durante il pasto per scambiarsi commenti sui relativamente orrendi pasti degli arei... fas edle volo divertente in cui noi si dava tutti gli avanzi a Nuci che divorava tutto. Partenza alle 7.40 da Milano ed arrivo a Dar es Salaam alle 21.00 ora locale, ovvero alle 19.00 ora italiana... 11 ore di viaggio... e sti cazzi. Una delle cose tipiche dell'Africa nera (e dell'Italia) è l'allucinante burocrazia. Abbiamo passato un'ora in coda per i visti sudando come pugili. Eravamo ancora vestiti per l'inverno italiano... dopo i primi 10 minuti eravamo praticamente tutti in biancheria intima (donne comprese)... ma in Africa va bene così. Finalmente dopo varie peripezie, incomprensioni, moduli, mazzette legalizzate ed altre cosette tipiche siamo usciti finalmente dall'aereoporto. All'uscita veniamo colpiti dall'afa locale come da una pala in faccia. Ho fatto un lungo respiro assaporando il profumo dell'aria e la gioia ha riempito il mio cuore... ero di nuovo in Africa. Ad attenderci la nostra guida: Bilali. Bilali: uomo di colore sulla cinquantina grassoccio con i modi di fare gentili ma spiccioli della gente del luogo. Sul cruscotto della sua auto carta igienica e mappe, nella portiera il fedele machete, in testa berrettino del genere "Love Italy" (non ricordo la scritta precisa). Bilali ha caricato rapidamente noi ed i nostri bagagli su di una vecchia Range Rover e ci ha portati al nostro Hotel.
Per le vie strette e dissestate centinaia di moto di marca cinese ignota stracariche di cose e persone schizzavano fra le poche auto. La parte di città che visibile durante il tragitto era un misto fra una paese della costa emiliana ed una baraccopoli. Arrivati all'Hotel ci ha scaricati di fretta e ci ha detto solamente "Domani partenza alle 8.30". L'albergo sembrava uno di quelli che si vedono in certi film anni '90... vecchio stile coloniale inglese pieno di tappeti, moquette e tappezzerie... personale in tenuta con cappellino che si muove in un "lento affrettarsi" verso i propri compiti. Breve pausa in camera e poi rapida cena al ristorante dell'albergo... con nostra sorpresa cucina internazionale di discreta qualità. Dopo la cena, tutti a letto... l'avventura stava per iniziare.