lunedì 11 marzo 2013

The enlarged gudu's Tanzanian experience - Parte 3

Se non si è mai stati in Africa, è difficile se non impossibilie immaginarsi le atmosfere e le situazioni che possono venirsi a creare durante i viaggi in questi luoghi.

La mattina del 24 dicembre 2013 ad esempio eravamo seduti comodamente ad un tavolino sorseggianto the Roibos mentre gli elefanti ci passavano a non più di due metri considerandoci alla stragua di qualsiasi altro animale "non pericoloso" e durante il mio "bis di Roibos" uno di loro decideva di entrare nella tenda del cuoco per vedere se c'era qualcosa di interessante.

La sera del 24 dicembre, ritornando alla tende sempre scortati dai guerrieri masai, ci trovavamo a breve distanza fra un ippopotamo e l'acqua (cosa che secondo tradizione significa morte) senza che l'animale in questione ci degnasse di più di uno sguardo annoiato.

Il pomeriggio del 25 dicembre bevevo succo di papaia seduto su di una jeep senza tettino guardando a non più di due metri una famiglia di leoni che faceva la pennichella.

La riserva del Selous, nei tre giorni di sosta ci ha donato grandi emozioni ed indescrivibili scenografie naturali.
Abbiamo visto centinaia di animali, fra cui mi sono rimasti particolarmente impressi la bellissima ed elegantissima "giraffa masai" ed i filosoficamente quieti bufali d'acqua... siamo riusciti ad assistere all'accoppiamento di due leoni... abbiamo osservato gli uccelli pescare facendosi ombra con un'ala per evitare i riflessi del sole nell'acqua... siamo stati testimoni dell'attacco di un coccodrillo ad un bufalo d'acqua (bufalo vittorioso contro le nostre previsioni)... ci siamo stupiti nel vedere decine di coccodrilli riscaldarsi al sole e poi inteneriti vedendo un cucciolo di coccodrillo... abbiamo filosofeggiato sugli uccelli che pulivano i denti degli ippopotami ed ancora abbiamo festeggiato il raro avvistamento di un grosso sauro.
Ogni avvistamento è stato una gioa, un'avventura, una crescita interiore ed una visione di cruda bellezza.
I cieli della Tanzania... l'avrò già scritto mille volte ed altre mille volte lo scriverò... i cieli della Tanzania tolgono il fiato. C'è talmente tanta bellezza in quella natura selvaggia che ci si potrebbe dimenticare di alzare un po' la testa... quando il fortissimo e bellissimo contrasto fra verde e blu sfuma verso l'alto, immense mandrie di soffici e nubi che paion latte che vola a brucare su di un blu così intenso da far male agli occhi... raggi di luce trafiggono opachi veli bianchi creando tele colorate figlie del sogno... voli di ucelli scrivono il canto della libertà vera... lacrime di iridi colpite dal sol bagnano la terra calda per poi evaporare verso quel cielo... quel cielo che con la sua bellezza celebra la creaziona più di qualsiasi dipinto umano.



La sera della vigilia di Natale abbiamo osservato il tramonto sull'acqua bevendo gin tonic e la sera abbiamo cenato rischiarati solo dei fuochi dei falò... la mattina di natale abbiamo fatto colazione comodamente seduti nel bel mezzo della savana... la sera di Natale abbiamo guardato il tramonto su di un'isoletta nel mezzo del fiume fra i richiami di mille uccelli, gli urli degli ippopotami ed i silenzi dei coccodrilli.


In particolare il giro in barca sul placido fiume (fiume o palude a seconda del periodo dell'anno) ha riempito di bellezza i nostri occhi e di nostri cuori. I colori del cielo che si riflettevano e mutavano sull'acqua, la sensazione di tranquillità ulteriormente amplificata, i profumi ed i racconti della fantastica guida che guidava la nostra piccola barca. Ad un certo punto ho messo via il binocolo, la videocamera e la macchina fotografica e mi sono limitato a riempirmi occhi, orecchie e polmoni di tutto quello che avevo intorno.



E' stato il mio primo Natale lontano dall'Italia e da buona parte della mia famiglia. Pensavo che un Natale senza la neve, senza le luci, senza i presepi e senza i pranzi/cene di famiglia sarebbe stato "meno Natale". Devo ammettere che la famiglia mi è mancata, ma l'atmosfera del natale è rimasta magicamente presente; meno ostentata ed epurata delle parti più "coreografiche", ma egualmente forte e densa del significato che ha per me questa festività.

All'alba del quarto giorno abbiamo caricato le nostre cose sul fuoristrada, abbiamo salutato lo staffa del "Lake manze tented camp" e siamo partiti alla volta del parco Mikumi.
Per arrivarci avremmo dovuto inerpicarci su pe rimprobabili strade in mezzo alle verdissime montagne e scendere sull'altro lato per poi raggiungere le prime avvisaglie di giungla equatoriale.

Note tecniche:
- Mi sono bastate 12 ore per abituarmi al bagno all'aperto; la seconda notte uscivo a farmi le mie pisciatine completamente nudo e devo ammettere che, a parte la tavoletta bollente per il sole che ci batte sopra, la "cagata vista cielo" è stranamente stimolante.
- Neanche un ragno dentro alla tenda fortunatamente... strani insetti in stile Indiana Jhones ed il tempio maledetto, ma neanche un ragno.
- Perpetrata la tradizione del Gin Tonic africano prima di cena.
- Perpetrata la tradizione del Roibos in tutte le occasioni possibili.