giovedì 17 settembre 2015

The Gudu's Kathmandu experience

Ad essere sincero inizialmente non avevo in programma questo post poiché la visita di Kathmandu a caldo mi aveva deluso molto.
Dopo il terremoto però, vedendo distrutti luoghi ed opere dove io e la Vigi siamo stati, mi è venuta voglia di tenermi qualcosa di scritto che mi aiutasse a ricordare quei luoghi.
Caduta nel Buonismo? Naaaaa... io ed il buonismo abbiamo preso due strade separate alla nascita... ho solo voglia di tenermi un po' più strette delle cose che non ci sono più.

Già all'andata verso il Bhutan ci eravamo fermati mezza giornata a Kathmandu, stupendoci per la quantità di persone, di macerie (non c'era ancora stato il terremoto) e sporcizia presenti e questo si confermò anche al ritorno.
Prima che la guida venisse a prenderci, avevamo una mattinata libera e ne approfittammo per giracchiare nella zona dei negozietti chiamata Thamel. La cosa pazzesca a di questo quartier è che si può trovare qualunque cosa inerente l'escursionismo, ma proprio qualsiasi cosa... purché tarocca.
Le vie di Thamel erano affollatissime di nepalesi, ma anche di occidentali che girovagavano in cerca di acquisti a basso costo.
Devo dire che, dopo aver speso un sacco di soldi per comprarci le giacche da escursionismo della Nord Face, vedere le stesse giacche in vetrina al prezzo di 15, 20, 30 euro è stato uno shock.
La cosa pazzesca poi è che questi indumenti tecnici erano fatti a mano e quindi di alta qualità, forse più alta di quelle che portavamo addosso.

La seconda cosa che mi colpi fu il traffico. Un traffico totalmente irregolare dove auto, moto, biciclette e pedoni si muovevano senza regole e senza "corsie dedicate", tutti facendo un gran rumore ed incredibilmente senza incidenti (nemmeno piccoli)... tutti quel casino e le automobili non avevano le tipiche righe e bollature che si possono trovare in qualsiasi città europea.

Terza cosa a colpirmi (che in generale mi colpiva sempre quando ero in oriente) fu la sensazione di sicurezza anche quando noi si era soli in mezzo alla folla autoctona in una zona povera.
Girando per i vicoli stretti ed affollati non mi sono mai sentito in pericolo come è avvenuto spesso e volentieri in Africa od in certe zone d'Europa (Francia compresa, anzi Francia soprattutto).
L'impressione che ho avuto dei Nepalesi è che fossero gente che a tutti i costi volessero vendere qualcosa, ma ben lontani dall'idea di microcriminalità.
Un'altra cosa che capii subito, anche solo girando per le viuzze, fu la commistione delle due principali religioni del paese Buddismo ed Induismo: l'idea che ho avuto è che ogni nepalese avesse una preferenza (seguita per i matrimoni e funerali), ma che tutti poi seguissero un "dettame misto" per quel che riguarda le abitudini, le tradizioni ed il pregare; di sicuro c'era un rispetto reciproco altissimo fra i credenti delle due religioni.

A Kathmandu abbiamo passato in tutto tre giorni.
Siamo stati quasi sempre con una guida bizzarra che parlava italiano benissimo e che, per qualsiasi cosa ci mostrasse, ci chiedeva se in Italia c'era... poco ci mancava che ci
chiedesse se avessimo un Everest anche in Italia.


Kathmandu più che una città è una valle: la Valle di Kathmandu per l'appunto ed è divisa in tanti agglomerati urbani riuniti in un'unica identità che però cambia faccia continuamente.

Non starò a descrivere le cose in ordine cronologico od a precisare cosa di preciso abbiamo fatto ogni giorno... vorrei solo descrivere le cose che abbiamo visto e vissuto in disordine totale... come Kathmandu.
Però... però... ritengo importante specificare che la prima cosa che andammo a visitare fu il tempio di Swayambhunath anche detto "Il tempio delle scimmie"; poiché quello fu il nostro primo vero incontro/scontro con alcune caratteristiche di Kathmandu che hanno di molto influenzato il nostro
"porci di fronte alla città".
Mentre l'autista si faceva spazio nel traffico suonando il clacson con la ritmicità di un jazzista smanettone, la guida ci spiegò che lo stato aveva deciso di allargare le strade ed allora semplicemente aveva tagliato a metà le case per far passare la strada... e non era un modo di dire... le case erano letteralmente "segate" a metà... stanze che ad un certo punto cadevano nel vuoto, cavi elettrici che penzolavano e macerie ovunque.
Il tempio delle scimmie non fu il posto migliore da cui iniziare la visita di Kathmandu essendo noi appena tornati dagli spazi desolati e sconfinati del Bhutan.
Il tempio era sulla cima di una collina da cui si godeva una impressionante vista sulla città e sui suoi milioni di casupole ammassate a caso.


Ovunque c'era folla e ressa, non ci si poteva muovere senza essere toccati da persone, scimmie, cani, colombi e qualche mucca... soprattutto scimmie (lo dice anche il soprannome del luogo)... scimme per lo più zozzissime spelacchiate e cattive come cariatidi mestruate.
Non c'era parte del tempio che non fosse ricoperto di un misto di escrementi vari, offerte in cibo ed addobbi religiosi. Inutile dire che l'odore non era dei più piacevoli, anche se dopo qualche minuto ci si faceva l'abitudine.
La guida ci indicò della gente seduta a terra (in mezzo agli escrementi) che cercava di mangiare lottando con le scimmie per il possesso di ogni boccone e ci spiegò che facevano un "Pic-nic religioso". Ricordo di aver pensato due cose:
1) In effetti solo una divinità potrebbe evitargli un 200-300 infezioni e/o intossicazioni diverse.
2) Quanto è forte il corpo umano per poter mangiare in mezzo agli escrementi e sopravvivere.
Fu impossibile godersi questa visita a causa del putridume generale e molto probabilmente dal contrasto di quello che avevamo vissuto in Bhutan con la situazione attuale.

In generale abbiamo visitato luoghi molto interessanti e monumenti bellissimi, fra cui:
- Lo Stupa di Boudhanath che è lo Stupa più grande al mondo dove sono teoricamente preservate le ossa di Bhudda, un luogo immenso di cui abbiamo colto la grandezza solo osservandolo
da una posizione sopraelevata.
- Il tempio induista più famoso della Città dove siamo giunti a sera con un'atmosfera molto marcata ed un'energia molto forte, pieno di caproni lasciati nel cortile come omaggio agli dei e statue a dir poco spaventose (mica tanto simpatici gli dei indù a vederli così).
- Il tempio di Pashupatinath che è spettacolare a dir poco dove abbiamo anche assistito al funerale di un importante militare con tanto di pira funebre e mio quasi svenimento.
- I sobborghi di Bhaktapur e Pathan con quelle atmosfere fuori dal mondo, le loro viuzze e le loro incrdibili Durbar Square. Sculture in Tek e pietra a dir poco incredibili, templi, torri, palazzi storici in ogni angolo.

L'impressione che ho avuto è di un'umanità che prima ha creato queste opere incredibili e bellissime e poi è decaduta (forse per il sovraffollamento ed il turismo) trasformando tutto in un immondezzaio turistico.
Rivedendo le foto, sono rimasto spesso a bocca aperta di fronte a certe opere chiedendomi come mai sul momento non avevo captato la loro energia... ma come potevamo ampliare i nostri sensi interiori se manco riuscivamo a fare una foto ad una statua senza avere nell'inquadratura almeno 20 persone schiamazzanti?
Troppa gente in generale e troppi turisti hanno rovinato l'atmosfera, troppa incuria ha reso molte opere dei semplici cessi per piccioni ed altri animali.
Noi non abbiamo visitato il Nepal, ma solo Kathmandu e devo dire che potrebbe essere un posto davvero incredibile, pazzesco e spirituale (come forse era negli anni '60), ma purtroppo
ora come ora è poco più di una semplice città orientale che brama all'occidente sporca, sovraffollata ed inquinata.

Veniamo ora alla sezione "Prodotti tipici".
La guida ci spiegò che erano solo 3 i veri prodotti tipici del Nepal: le campane tibetane (che si chiamano Tibetane ma sono state, a suo dire, inventate in Nepal),
Le sciarpe in cashmere ed i Mandala.
Visitammo i migliori e più originali (secondo la guida) laboratori di queste tre arti.
In effetti per raggiungere alcuni di questi laboratori dovemmo infilarci in viuzze strette e minimamente lontane dal flusso di turisti o richiedere l'ingresso alle zone riservate di certi negozi che da fuori sembravano dedicati solo al più becero turismo di massa, ma che all'interno erano un dedalo di stanze e microscopici laboratori.

Visitammo la scuola di mandala dove lavoravano 7 od 8 (non ricordo) dei 14 migliori maestri di mandala al mondo. Questi 14 erano uomini che avevano fatto il percorso sacro buddista ovvero erano stati 7 anni, 7 mesi, 7 giorni, 7 ore e 7 minuti rinchiusi in una stanza a meditare o fare mandala
e poi erano tornati alla vita "normale" diventano maestri in questa incredibile arte dove si arriva ad usare un singolo pelo di animale come pennello.
Inutile dire quanto siano incredibili e belli i mandala; osservandoli a lungo si viene rapiti e portati nei meandri del nostro spirito; non ci si stanca mai di guardarli, anzi, più li si guarda e più si è rapiti.
Esistono solo 8 tipi di mandala, 7 di origini mistiche e quindi perse nel tempo ed uno creato dal Dalai Lama per aiutare le persone a trovare serenità e ritrovare se stessi e la propria via (fu quello che acquistammo).

Visitammo un artigiano delle campane tibetane che ci fece provare gli effetti ed i suoni pazzeschi di questi oggetti. Campane costruite con i dettami sacri mediante l'unione di 7 metalli con una lavorazione molto particolare.
Potemmo anche ascoltare il suono di una "Campana della luna" ovvero di una campana tibetana lavorata solo durante la luna piena... e devo dire che il suono era ancora più pazzesco
di tutte le altre.
Come sempre cercammo una campana che "ci parlasse" per acquistarla e portarla via.

Visitammo diversi artigiani del cashmere.
Ci eravamo ripromessi quantomeno di resistere a quella spesa, ma alla fine io cedetti acquistando una sciarpa... ma chiunque, immergendo la faccia il quel tessuto così leggero, così morbido e così caldo si sarebbe fatto avvincere.

E come sono i Nepalesi?
A dir poco adorabili. Gentilissimi e sempre sorridenti.
Per le strade, quando suonavano continuamente il clacson, lo facevano solo per palesare la loro presenza ad aiutare i vicini a muoversi... non c'era cattiveria come nelle città occidentali... si suonavano e poi si sorridevano.
I venditori provavano sempre a vendere qualcosa, ma non erano mai insistenti e non si imbronciavano se non si comprava nulla.

E la religione?
Come ho già scritto le due religioni principali tendono a fondersi insieme.
Del buddhismo ho parlato ampiamente nel Gudu's nippo experience ed ancor più nel Gudu's Bhutan experience.
Questo è stato invece il mio primo approccio con l'induismo e, fra le statue paurose, i sacrifici animali ed i rumori che si sentono nelle zone di preghiera, devo dire che non ho provato molta simpatia per le loro usanze.

Ed il cibo nepalese?
Buono anche se molto "basic".
Una sera fummo portati in un ristorante tipico nepalese dove mangiammo quantità esagerate di cibo tipico osservando danzatrici di danze popolari esibirsi nelle danze tradizionali delle varie zone del Nepal.
Un cibo speziato, ma leggero... non molto ricercato e dai sapori diretti e genuini... un po' come i nepalesi. Molta verdura, molto riso e molte spezie.


Ebbi anche il piacere di provare un liquore locale di cui non ricordo ne il nome ne la composizione... molto slavato e con poco carattere, ma al momento "ci stava bene".

Temo di non avere altre cose da dire, lascio la parola alle fotografie.



















Spesso ci siamo chiesti se la nostra guida, la ragazza che ci trasportava "da" e "per" l'aeroporto ed il giovincello che ci aveva intrattenuto durante la cena fossero ancora vivi, se l'agenzia a cui ci siamo appoggiati esistesse ancora.
Chissà... non ho provato simpatia per la città di Kathmandu, ma ho provato tantissima simpatia per i nepalesi.