Intanto ho deciso di raccontare "a caldo" la nostra gita a Singapore del febbraio 2017.
Avendo vinto, mediante concorso on line, un soggiorno per tre notti nel lussuosissimo Swiss Hotel Merchant Court di Singapore (che nome altisonante), decidemmo di partire fuori stagione e vedere com'era questa città di cui avevamo sentito parlare davvero poco.
Dovendo fare scalo a Dubai, decidemmo di fare una piccola sosta anche lì al ritorno, ma di questo parlerò in un altro post.
Siamo partiti da Milano intorno alle 10.30 con la Emirates che ha fatto l'errore fatale di inserire fra i suoi servizi "Aperitivo senza limiti di alcol"... siamo arrivati al carrello del pranzo che eravamo già sbronzissimi, questa volta soprattutto la Vigi caduta sotto i colpi di possenti Gin Tonic forniti senza avarizia dalle gentili hostess.
Sei ore di volo fra alcol e film con la missione di non addormentarci mai per entrare subito nel fuso di Singapore... scalo a Dubai di 2 ore e poi altre 7 ore di volo di nuovo con la missione questa volta di dormire a tutti i costi sempre per entrare nel fuso... missione clamorosamente fallita. Ciò nonostante, atterrammo a Singapore la mattina presto (ora locale) belli carburati. Certo... alla sera io mi addormentavo in piedi in metrò, ma tenemmo comunque duro fino alle 23.00 con un record di più di 24 ore senza dormire.
Singapore era il secondo aeroporto al mondo (dopo Tokyo) che vedevo con la moquette e come Tokyo anche questo aeroporto era pulitissimo ed in più c'era un'atmosfera accogliente dovuta alle innumerevoli piante ed a un silenzio che non avevo mai sperimentato prima in un aeroporto.
Fu semplice fare l'abbonamento ai mezzi pubblici e raggiungere la città.
Dopo un percorso in metrò (che cominciò a svelarci una città piena di verde ed estremamente varia), ci toccava una passeggiata di un chilometro circa per arrivare all'hotel.
Era domenica mattina presto e l'atmosfera era surrealisticamente calma, sembrava di essere in un paesino da 10.000 abitanti anziché in una città da più di 7.000.000.
L'atmosfera era afosa, ma ventilata... pochissime automobili... nessuna strada che non fosse viale alberato, ovunque aiuole piene di fiori e piante, tutto estremamente curato e pulito.
Dopo una breve sosta all'hotel siamo partiti subito alla conquista della città.
Come sempre, non starò a fare la cronistoria di quello che abbiamo visto, ma cercherò di descrivere in ordine sparso quello che abbiamo vissuto e le sensazioni che ci ha dato la città.
Singapore più che una città è un piccolo mondo da scoprire in ogni angolo e vivere come un viaggio dentro al viaggio.
E' stata costruita da innumerevoli etnie diverse che si sono create quartieri a loro immagine e somiglianza evitando però di isolarsi e combattersi come nel "mondo più grande", ma trovando linee comuni di civiltà.
Quartiere coloniale.
Il quartiere più occidentale della città e francamente il meno interessante.
Belle architetture in stile coloniale, atmosfera pacata e gradevole, ma nulla di più.
Nei pressi di questa zona mangiammo il nostro primo pasto Singaporese in un ristorante Birmano. Forse sbagliammo i piatti o forse ci aspettavamo troppo da questa cucina tanto pubblicizzata nelle guide.
Piatti piccanti ma piuttosto scialbi e l'orrenda "Birra Tiger" (già provata in Cina) che purtroppo ci accompagnò per quasi tutta la permanenza.
Punti Bellezza: 5 Audrey Hepburm
Punti fastidio per l'umanità: 1 Jar Jar Binks
Punti alcolici: dico solo: "Birra Tiger".
Quartiere arabo.
In questo quartiere la facevano da padroni le moschee (tutte visitabili) ed i negozi in stile arabo.
Bellissimi tappeti, vestiti in stile e soprattutto i bellissimi lampadari arabi che già avevamo imparato ad adorare in Turchia... mille sfaccettature di vetro e colore... veri capolavori.
L'atmosfera qui era piuttosto turistica, anche se di turisti non ce n'erano troppi.
Da visitare le due moschee principali con i loro ampi spazi e l'atmosfera austera tipica dei luoghi di culto musulmani.
Punti Bellezza: 5 Audrey Hepburm (per le moschee)
Punti fastidio per l'umanità: 3 Jar Jar Binks (tutti gentili, ma due palle metterci la gonna per entrare nelle moschee... pure io ho dovuto metterla)
Punti fastidio per caldo: 5 Calcifer (ah ragazzi, dove sono finiti i bei dehor arabi dei film?).
Quartiere cinese (Chinatown).
La versione più ordinata e meno affollata degli hutong che avevamo vissuto a Pechino.
Bellissimi i banchetti organizzati per il capodanno cinese ed il camion pieno di "suonatori sacri" che girava per il quartiere fermandosi ad ogni tempio.
Da vedere i templi buddhisti che sono oasi di bellezza e di pace interiore.
Da sottolineare il tempio dove è custodito il famoso dente di Buddha, anche se la massa di turisti un po' l'atmosfera la rovinava. Tempio su più piani, l'ultimo dei quali era un immenso giardino con al centro una ruota di preghiera. A colpirmi tutti i piccoli altarini votivi (si chiamano così?)... tantissimi e tutti meticolosamente curati; un po' angoscianti le riproduzioni in cera di tutti i responsabili del tempio nella storia.
Bellissime le viuzze piene di bancarelle e le caotiche architetture "alla cinese".
Punti Bellezza: 7 Audrey Hepburm (templi stupendi)
Punti fastidio per l'umanità: 2 Jar Jar Binks (solo nel tempio principale)
Punti acquisto gadget: 5 Ciapapuer (impossibile non trovare qualcosa di bello od almeno così folle da essere comprato come le etichette da bagaglio dello studio Ghibli che - naturalmente- non abbiamo potuto fare a meno di comprare.
Livello di pacchianesimo: 5 Brillantinoneidenti (se non sono un po' pacchiani, sberluccicosi ed eccessivamente dorati... allora non costruzioni sacre cinesi?).
Quartiere indiano (Little India)
Se c'è una cosa per la quale gli indiani riescono ad identificarsi ovunque vadano è la sporcizia... perfino in una delle città più pulite al mondo, riescono ad essere zozzi.
Zozzi e pacchianiiiiiiii... in confronto i tatuaggi di Lapo Elkan sono un esercizio di stile.
Col massimo rispetto, ma zero politically correct... i templi induisti che abbiamo visto sembravano costruiti dalla Chicco o da un'altra fabbrica di giocattoli plasticosi.
Una serie di statuine colorate senza sfumature che sembravano dei playmobil mutati geneticamente.
Certo in confronto a Kathmandu i templi erano puliti e la gente che sedeva a terra mangiando non stava in mezzo agli escrementi di animali... però... lo stesso zozzi.
E che dire delle vecchie vestite in modo tradizionale con i salami di grasso che uscivano ai lati del vestito... ero sopravvissuto all'era degli ombelichi lardosi all'aria dei primi 2000... ora dovevo affrontare anche gli airbag laterali delle vecchie.
Ammetto che avendo avuto spesso a che fare con gli indiani per lavoro ed essendomeli trovati in giro per il mondo durante i miei viaggi ero un po' prevenuto.
Per vincere la mia avversione verso la cultura indiana, abbiamo pranzato in un ristorante di Little India.
Sporco era sporco: i bicchieri avevano dei "lievi aloni" (come se li avessero lavati col nesquik) e gli avambracci mi rimanevano attaccati al tavolo... così per dare due dati.
Il cibo però era davvero buono. Speziato e piccante. Non avrei potuto mangiarlo quotidianamente perché erano gusti diversi da quelli a cui ero abituato, ma la qualità e la cura nella preparazione erano inequivocabilmente alti.
Purtroppo anche qui la orrenda Birra Tiger che, a differenza dell'animale che l'ha ispirata, purtroppo era tutt'altro che in via di estinzione.
Punti Bellezza: 2 Audrey Hepburm
Punti fastidio per l'umanità: 8 Jar Jar Binks (cioè... io li vedo e già mi girano i coglioni)
Livello di pacchianesimo: 10 Brillantinoneidenti (qui tocchiamo proprio i livelli massimi).
Garden by the bay
Una zona finto naturalistica come tutte le cose naturalistiche a Singapore. Sembra una critica, ma è una constatazione neutrale: prima hanno costruito come pazzi ovunque, poi si sono ricreduti ed hanno cominciato a ri-posizionare natura ovunque.
Sembra incredibile a dirsi, ma il risultato è "artificiosamente sublime".
Nell'avventura dei Garden by the bay io inglobo anche le due immense-gigantesche serre ivi comprese. In una è ricostruito praticamente un parco intero dove è piacevole camminare nonostante la folla ed ammirare ogni tipo di fiore e pianta.
Nell'altra hanno ricostruito una foresta nebulare, come quelle che avevamo visto meno di un anno prima in Costarica... ricostruzione "artificiosamente sublime". Perchè uso questo termine? Perchè i progettisti sono stati così intelligenti da non cercare mai di nascondere l'artificiosità della cosa, ma anzi di renderla palese e così la struttura della cascata è una tenso-struttura in acciaio dalla quale si dipanano anche una serie di ponti sospesi che permettono di godersi questa atmosfera molto particolare.
E che dire delle strutture che hanno reso famosa questa zona? Questi giganteschi... fiori?... in acciaio sui quali si arrampicano svariate specie di piante e che di notte si illuminano a tempo di musica in uno spettacolo davvero pittoresco.
Direi uno dei punti forti di Singapore.
Punti Bellezza: 8 Audrey Hepburm
Punti fastidio per l'umanità: 1 Jar Jar Binks.
Punti relax: 7 nuvole
Punti fastidio per freddo: 5 palle di neve (nella foresta nebulare era ricostruito anche il clima freddo ed umido... freeeeeeddo).
Marina promenade
Noi siamo stati fortunati. Siamo arrivati durante i festeggiamenti del capodanno cinese dell'anno del gallo.
Quindi oltre alle bellissime passeggiate in riva al mare, alla sera abbiano cenato alle bancarelle della festa insieme ai locali mangiando cose strane prese a caso da fracassose e profumate bancarelle. Baccano, gente che faceva festa, rideva, mangiava, inspirava ed espirava aria di festa
E dopo la "street-food cena" una bella sosta in un locale elegante in riva al mare a bere alcolici rilassati e semi-ubrachi... per poi tornare assorbendo negli occhi la versione notturna della promenade con le luci, il frastuono, ma contemporaneamente quell'atmosfera rilassata che era tipica di Singapore.
Punti Bellezza: 7 Audrey Hepburm
Punti fastidio per l'umanità: 1 Jar Jar Binks.
Punti relax: 7 nuvole
Punti alcol: 7 nebbiolini
Zona delle Peranakan Houses.
Una zona delle zone più pazzesche della città. Sta alla pari con il quartiere anni '70 di Tokyo od il quartiere ebreo di Praga.
Un quartiere qualsiasi di Singapore, solo costruito con le architetture Peranakan... che non ho idea di cosa siano e da cosa derivino, ma sono quanto di più spettacolare io abbia mai visto in fatto di abitazioni. Belle da vedere e piene di carisma... è quasi come se emanassero una propria energia. Una zona lontana dalle norali rotte turistiche ed anche un po' difficile da raggiungere, ma ne vale la pena.
Punti Bellezza: 9 Audrey Hepburm
Giardini botanici + Orchid gardens
In assoluto il mio posto preferito di Singapore.
Una incredibile, bellissima e rilassante passeggiata in mezzo a miriadi di fiori per poi raggiungere la zona espressamente dedicata alle orchidee dove si passano ore ammirando ad ogni angolo esemplari bellissimi e pazzeschi di orchidee. Quella è la zona dove proprio mi sono lasciato prendere la mano con i souvenirs... ero talmente pieno di bellezza da doverne perfino scaricare un po' con souvenirs pacchianissimi che ho acquistato con piacere immenso.
Abbiamo anche acquistato un esemplare di orchidea raro da far crescere (o non far crescere) a casa nostra.
Vorrei dire di più, ma non saprei cosa dire. Bellezza, bellezza e basta.
Punti Bellezza: 8 Audrey Hepburm
Livello di pacchianesimo: 8 Brillantinoneidenti.
Punti acquisto gadget: 8 Ciapapuer (acquisti compulsivi).
Birrificio "Level 33"
Merita un capitolo a parte.
Immaginate di salire si du un ascensore che vi porta al 33° piano dove le porte si aprono direttamente sul micro-birrificio più alto del mondo.
Vista spettacolo, servizio di alto livello ed atmosfera inpagabile.
Ci sedemmo al tavolo e quando la cameriera chiese "Che birra vi porto?", la risposta fu ovvia: "Tutte"... fu così che ci tracannammo tutti i tipi di birra prodotti in loco.
Direi che erano tutte di alta qualità (birra Tiger fottiti!). Anche il cibo era ottimo.
Un'esperienza da fare se si va a Singapore.
Punti Bellezza: 7 Audrey Hepburm
Punti alcol: 8 nebbiolini
Questo è un po' tutto quello che abbiamo visto.
Singapore è una città bellissima. Senza paura di stancarsi, si visita bene in 3 giorni.
E' una città pulita... ne orientale, ne occidentale... un piccolo mondo a parte.
Il cibo è buono, le persone cortesi e ci sono ben due Hard rock cafè ed una succursale tarocca del Blue note.
Ci siamo divertiti e rilassati ed anche questa volta, siamo tornati a casa un po' più ricchi dentro.