Seguo il chitarrista Joe Bonamassa da oramai un paio di anni.
Chitarrista dalla tecnica sopraffina e dall'incredibile gusto con la qualità notevole di essere con la sua chitarra sempre al posto giusto al momento giusto, capendo anche quando è meglio che la chitarra sia del tutto assente.
Dopo questa lode sulle sue qualità di chitarrista, passo al lato negativo che è la sua spesso scarsa dote di compositore. Lo ascolto sempre volentieri, ma sempre per sentire la sua chitarra poiché solo pochi suoi pezzi sono davvero validi; tutti bellini, ma pochi davvero belli.
Altro piccolo difetto è la sua voce: voce intonata e ben gestita, ma dal timbro e dal carisma poco convincenti su questo tipo di musica.
Da poco ho acquistato "Black Coffe", disco dove il grande chitarrista si fa aiutare alla voce Beth Hart che è una cantante davvero spettacolare con un carisma ed un timbro da brividi... e fanculo al razzismo contro le cantanti blues bianche... questa "piscia nel culo" a quasi tutte le cantanti nere che ho sentito fino ad ora.
Dal punto di vista della composizione il problema è risolto perché si tratta di un cd di cover o pezzi scritti da altri autori.
Gli arrangiamenti sono spettacolari, ma davvero spettacolari... i suoni sono grezzi e fungono da contrappassum alle finezze tecniche... l'approccio è vecchia maniera, ma con un "ordine sonoro" moderno che permette di godere appieno la musica pur mantenendo un groove che non sento dai tempi di Gary Moore o Jeff Healey che però a causa dell'approccio di mixing risultano più "pasticciosi" rispetto a Bonamassa.
La scelta dei pezzi è davvero azzeccata così come l'idea di creare un approccio stilistico e sonoro personale, ma adattivo alle situazioni.
Non ascolto un disco di blues così da 30 anni perché, a prescindere da tutto, è un disco incredibilmente bello da ascoltare... e riascoltare.
Il disco è registrato in analogico, quindi consiglio l'acquisto e l'ascolto in vinile. Insieme al vinile ci sono i codici per scaricare gli mp3 che ho verificato essere di qualità.
Altro da dire non ho, se non "Buon ascolto"
domenica 18 febbraio 2018
sabato 10 febbraio 2018
Lele Fagliano... un musicista... che mi ha insegnato cos'è un musista
20 anni fa circa me ne stavo sempre con un gruppo di amici, si chiamavano Jo, Gian-up e Davide.
Erano tutti musicisti ed insieme si andava ai concerti, a bere nei locali e ci si ri-trovava spesso nei posti più improbabili a filosofeggiare sulla musica e sulla vita.
Ai tempi eravamo ventenni con l'unica preoccupazione di fare/ascoltare buona musica e separare dalle loro mutandine il numero più alto di ragazze possibile.
Con noi spesso c'era anche Lele, allora quasi cinquantenne.
Non so nulla della vita di Lele prima di quell'età: perché fosse ossessionato dallo stile dei nativi d'america, dalle filosofie anni '70 e perché fosse arrivato ad amare sopra ogni cosa la musica.
Lele era quel tizio con i capelli lunghi e lisci vestito in stile anni '70 che passeggiava con aria assente per Saluzzo.
Lele era quel tizio che trovavi a tutti i concerti, di tutti i genere che si facevano a Saluzzo... spesso lo trovavi anche a concerti in altri posti, ma meno spesso perché Lele si era sempre rifiutato di prendere la patente e quindi per uscire da Saluzzo la sera doveva fare l'autostop od aggregarsi a qualcuno... come ad esempio noi... noi che come lui si viveva per andare ai concerti.
Lele era anche quell'infermiere che quando te lo trovavi davanti in ospedale pensavi "Oh mio Dio, sono nella merda" e poi però si occupava di te con un'umanità ed una pazienza non comune.
Lele scriveva canzoni e suonava la chitarra.
Le sue canzoni non erano male... magari non erano originalissime, ma di sicuro erano superiori al 90% della merda che ci propinano oggi alla radio ed al festival di San Remo.
Lele sapeva quattro accordi e 7 arpeggi sulla chitarra e su queste basi ha scritto decine di canzoni. Aveva uno stile tutto suo che enfatizzava chiaramente quanto per lui fosse importante quello che raccontava nei suoi testi.
Lele a dire il vero non era un gran che come cantante, era abbastanza stonato e con la voce raschiata via forse dagli eccessi della gioventù... ho scoperto al suo funerale che è anche stato giovane perché qualcuno ha portato una foto di quando era ventenne.
Lele è una delle poche persone rimaste fedeli a se stessi ed ai propri ideali per tutta la vita.
Lele mi ha insegnato cosa significhi essere un musicista ovvero amare la musica più di ogni altra cosa.
Lui amava la musica più di ogni altra cosa.
Ha colto ogni occasione possibile per cantare le proprie canzoni... ogni concorso, ogni manifestazione, ogni festival, ogni costinata, compleanno, anniversario, elezione, cena, addio al celibato, matrimonio, divorzio, trasloco, constatazione amichevole, duello e così via.
Lo trovavi a partire dai palchi dei concorsi di paese dove le ragazzine cantavano le cover dalla Pausini con le basi fino ai raduni punk dove ragazzotti dai capelli tinti facevano vedere il culo al pubblico durante le canzoni. Lui saliva sul palco con la sua chitarra e faceva le sue canzoni.
A volte la gente rideva e lo prendeva in giro, altre volte batteva le mani seguendo le sue canzoni... lui non si è mai tirato indietro di fronte a nessuna occasione di suonare e non una volta l'ho sentito criticare un palco.
Ha collaborato praticamente con tutti i musicisti del Saluzzese.
Non importava se fossi un dio od una scarpa, se sapevi suonare qualcosa lui aveva piacere di suonare con te qualche sua canzone.
Se poi lo incontravi per strada di chiedeva dei tuoi gruppi, della tua musica, dei tuoi strumenti.
La chitarra l'aveva sempre a portata di mano, la faceva sbucare dal nulla che "Harry Potter levati proprio" e poi ti faceva sentire il suo ultimo pezzo.
Grazie a questo suo amore incondizionato per la musica si è guadagnato il rispetto di tutti i musicisti che ha conosciuto ed a tanti, come a me, ha insegnato cosa significa essere un musicista.
E' morto di colpo a 68 anni e da oggi la scena musicale saluzzese è di sicuro un po' più triste.
Al funerale oggi una signora ad un certo punto ha detto ad alta voce "Perchè non c'è nessuno che prende una chitarra e gli suona un canzone?"... perchè tutti i suoi amici musicisti (presenti a decine) erano troppo tristi per pensare di imbracciare uno strumento.
Se c'è qualcosa dall'altra parte, di sicuro starà facendo impazzire gente come Hendrix, Charles, Bonham, Zappa, B.B.King per fare due note insieme... ragazzi... trattacelo bene.
Erano tutti musicisti ed insieme si andava ai concerti, a bere nei locali e ci si ri-trovava spesso nei posti più improbabili a filosofeggiare sulla musica e sulla vita.
Ai tempi eravamo ventenni con l'unica preoccupazione di fare/ascoltare buona musica e separare dalle loro mutandine il numero più alto di ragazze possibile.
Con noi spesso c'era anche Lele, allora quasi cinquantenne.
Non so nulla della vita di Lele prima di quell'età: perché fosse ossessionato dallo stile dei nativi d'america, dalle filosofie anni '70 e perché fosse arrivato ad amare sopra ogni cosa la musica.
Lele era quel tizio con i capelli lunghi e lisci vestito in stile anni '70 che passeggiava con aria assente per Saluzzo.
Lele era quel tizio che trovavi a tutti i concerti, di tutti i genere che si facevano a Saluzzo... spesso lo trovavi anche a concerti in altri posti, ma meno spesso perché Lele si era sempre rifiutato di prendere la patente e quindi per uscire da Saluzzo la sera doveva fare l'autostop od aggregarsi a qualcuno... come ad esempio noi... noi che come lui si viveva per andare ai concerti.
Lele era anche quell'infermiere che quando te lo trovavi davanti in ospedale pensavi "Oh mio Dio, sono nella merda" e poi però si occupava di te con un'umanità ed una pazienza non comune.
Lele scriveva canzoni e suonava la chitarra.
Le sue canzoni non erano male... magari non erano originalissime, ma di sicuro erano superiori al 90% della merda che ci propinano oggi alla radio ed al festival di San Remo.
Lele sapeva quattro accordi e 7 arpeggi sulla chitarra e su queste basi ha scritto decine di canzoni. Aveva uno stile tutto suo che enfatizzava chiaramente quanto per lui fosse importante quello che raccontava nei suoi testi.
Lele a dire il vero non era un gran che come cantante, era abbastanza stonato e con la voce raschiata via forse dagli eccessi della gioventù... ho scoperto al suo funerale che è anche stato giovane perché qualcuno ha portato una foto di quando era ventenne.
Lele è una delle poche persone rimaste fedeli a se stessi ed ai propri ideali per tutta la vita.
Lele mi ha insegnato cosa significhi essere un musicista ovvero amare la musica più di ogni altra cosa.
Lui amava la musica più di ogni altra cosa.
Ha colto ogni occasione possibile per cantare le proprie canzoni... ogni concorso, ogni manifestazione, ogni festival, ogni costinata, compleanno, anniversario, elezione, cena, addio al celibato, matrimonio, divorzio, trasloco, constatazione amichevole, duello e così via.
Lo trovavi a partire dai palchi dei concorsi di paese dove le ragazzine cantavano le cover dalla Pausini con le basi fino ai raduni punk dove ragazzotti dai capelli tinti facevano vedere il culo al pubblico durante le canzoni. Lui saliva sul palco con la sua chitarra e faceva le sue canzoni.
A volte la gente rideva e lo prendeva in giro, altre volte batteva le mani seguendo le sue canzoni... lui non si è mai tirato indietro di fronte a nessuna occasione di suonare e non una volta l'ho sentito criticare un palco.
Ha collaborato praticamente con tutti i musicisti del Saluzzese.
Non importava se fossi un dio od una scarpa, se sapevi suonare qualcosa lui aveva piacere di suonare con te qualche sua canzone.
Se poi lo incontravi per strada di chiedeva dei tuoi gruppi, della tua musica, dei tuoi strumenti.
La chitarra l'aveva sempre a portata di mano, la faceva sbucare dal nulla che "Harry Potter levati proprio" e poi ti faceva sentire il suo ultimo pezzo.
Grazie a questo suo amore incondizionato per la musica si è guadagnato il rispetto di tutti i musicisti che ha conosciuto ed a tanti, come a me, ha insegnato cosa significa essere un musicista.
E' morto di colpo a 68 anni e da oggi la scena musicale saluzzese è di sicuro un po' più triste.
Al funerale oggi una signora ad un certo punto ha detto ad alta voce "Perchè non c'è nessuno che prende una chitarra e gli suona un canzone?"... perchè tutti i suoi amici musicisti (presenti a decine) erano troppo tristi per pensare di imbracciare uno strumento.
Se c'è qualcosa dall'altra parte, di sicuro starà facendo impazzire gente come Hendrix, Charles, Bonham, Zappa, B.B.King per fare due note insieme... ragazzi... trattacelo bene.
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