Fuori un'alba piovosa illuminava la nostra vasca termale.
Siamo usciti sul balcone e ce ne siamo stati a mollo una mezz'oretta per poi andare a fare colazione.
La colazione era nella stessa stanza privata in cui era stata servita la cena.
La colazione kaiseki è praticamente identica all cena: sul tavolo c'erano mille piattini e sui fornelli cuoceva il pesce.
Ovviamente Virginia si è gustata ogni piatto mentre io, preso da nausea alla vista del pesce a colazione, ho dovuto spiegare alla nostra cameriera personale che io non ero solito fare colazione... e non è stato facile.
Dopo colazione ci siamo tolti gli yukata e ci siamo vestiti per partire alla volta di Kyoto.
Grazie ai velocissimi e puntualissimi treni nipponici, alle 10.00 del mattino eravamo a Kyoto.
Kyoto è una città di quasi 1,5 milioni di abitanti. In passato fu la capitale del paese per più di un millennio (dal 794 al 1868) ed è nota come "La città dei mille templi".
Essendo stata quasi interamente risparmiata dalla seconda guerra mondiale, è considerata il più grande reliquiario della cultura giapponese.
Ci siamo fermati a posare i bagagli al ryokan e poi ci siamo diretti a visitare la zona dei templi.
Penso che sarebbe troppo lungo e noiso descriverli tutti nei particolari, vorrei piuttosto riuscire a
ricreare le atmosfere e le sensazioni dei vari templi.
Il primo tempio che abbiamo visitato è stato quello dedicato alla dea Kannon: Sanjusangendo.
Questo tempio risale al XII secolo ed è conosciuto per custodire 1.001 immagini della Dea Kannon, tutte diverse tra loro.
La Dea Kannon è la divinità buddhista della pietà e della misericordia e vi sono molti altri templi a lei dedicati, come il Fukusai-ji.
La prima grande emozione, che ha dato alla visita un grande senso di sacralità, è stata quella di toglierci le scarpe per visitare l'interno.
Giunti nel tempio, nel mezzo del totale silenzio, c'erano queste mille statue della Dea con le persone che pregavano di fronte ad esse.
Un'immagine che mi ha davvero colpito e mi ha dato una prima idea della religiosità dei giapponesi.
All'uscita non mi sono trattenuto dall'acquistare un bellissmo ciondolo/talismano che, secondo la tradizione, dona energia a chi lo porta.
Non era possibile fare foto all'interno e noi, al contrario del tipico turista italiota, abbiamo rispettato le regole e la sacralità del luogo. L'immagina a seguito l'ho presa da internet, non l'abbiamo scattata noi; penso però che sia utile a dare l'idea dell'atmosfera.
Dopo qualche tempio incontrato nel centro della città, ci siamo spostati nella zona collinare.
Migliaia di scalini per salire in cima alle colline e rimanere a bocca aperta di fronte ai templi costruiti in questa zona.
Il tempio più maestoso in questa zona è il Tempio Kiyomizu-dera
Il tempio uno degli antichi monumenti della città, considerati patrimonio dell'umanità dall'Unescu; ed è anche uno dei finalisti per le sette meraviglie del mondo moderno.
Per la sua costruzione non è stato usato un singolo chiodo.
Il nome deriva dalla cascata presente all'interno del complesso, che scorre dalla colline vicine. Kiyomizu significa "acqua pulita", o "acqua pura".
Questo tempio è famoso per il palco, fatto con legno di cipresso giapponese e alto circa 23 metri... ripeto... nessun chiodo.
C’è una famosa frase idiomatica giapponese che si riferisce a questo palco: “saltare giù dal palco di Kiyomizu”; significa decidere di fare qualcosa di coraggioso... un po' come il detto italiano "Saltare il fosso". In passato tante persone si sono buttate realmente dal palco poichè la tradizione vuole che se non si fossero ferite i loro desideri sarebbero stati esauditi. Pregavano dunque Kannon (quella del tempio precedentemente descritto) che le aiutasse e si buttavano.
Per arrivare al tempio abbiamo dovuto salire molti scalini addentrandoci in un bosco che fino a 10 minuti prima era invisibile all'occhio.
Le persone (numerose e quasi tutte asiatiche) salivano lentamente con fare cerimonioso verso il tempio, molte di loro vestite in bellissimi abiti tradizionali.
Non posso affermare che ci fosse silenzio, ma non c'era nulla di più che un brusio di fondo... imputabile soprattutto ai turisti "non giapponesi".
Arrivati al tempio abbiamo fatto inizialmente fatica a capirne la conformazione tanto era grande... così siamo andati a casaccio.
Abbiamo imparato a pregare di fronte agli altari suonando la campana al termine e battendo tre volte le mani.
Abbiamo assimilato l'usanza di lavarsi le mani alle apposite fontane prima di entrare nei templi.
Abbiamo visitato la famosa Tainai Meguri che si trova in una stanza sotterranea. Per raggiungerla bisognava scendere una lunga e stretta scalinata completamente al buio afferrandosi ad una corda per non cadere.
E' stato davvero incredibile; una sensazione di sacralità fortissima. Alla fine della scalinata si entra in un tunnnel piuttosto stretto e completamente buio, poi ad un tratto si intravede una pietra levigata che se toccata, secondo tradizione, esaudisce un desiderio.
Poi siamo passati lungo un viale composto da porte shinto con appesi mille campanelli... il vento li faceva suonare tutti creando una sensazioen estraniante ed al contempo rilassante difficile da descrivere.
Alla fine del viale c'era la sala principale del tempio, nominata Tesoro nazionale dal governo giapponese.
La sala è posizionata sul famoso palco di cui ho scritto prima, così uscendo dalla sala ci siamo goduti una vista mozzafiato sulla città e sul bosco.
Per ridiscendere dalla collina bisognava seguire un bellissimo sentiero con vista panoramiche che portava ad una bellissima pagoda molto nota in Giappone.
Nel pomeriggio ci siamo mossi verso la zona di Arashiyama per ammirare il bosco di bambù, i templi locali ed il famoso quartiere di Mukou.
La nostra prima meta è stata il Tempio di Tenryuji.
Posso solo commentare scrivendo "Senza fiato".
Il Tenryuji è uno dei templi zen più famosi di Kyoto per la sua origine, la sua storia e per essere una delle sedi più illustri della scuola zen Rinzai.
Essendo un tempio zen, abbiamo potuto visitare per la prima volta un vero giardino zen.
Questi giardini in giapponese si dicono "Shakkei teien", cioè "Giardini prestati", perchè sono inseriti nell'armonia della natura stessa e dall'ambiente circostante.
Sono davvero rimasto senza fiato... non mi sembrava nemmeno di essere ancora sulla terra... ero in un mondo parallelo dove trovavo armonia in ogni cosa.
Ogni particolare era curato con ricerca di perfezione, ogni disegno sulla sabbia, ogni potatura di pianta, ogni decorazione dei templi, ogni pietra del camminamento... non c'era nulla che non fosse perfettamente armonico.
In questi momenti si intuisce la vera grandezza che può raggiungere l'umanità... non costrumendo immensi palazzi, ma armonizzandosi col tutto e soprattutto con la natura.
Zone di sabbia "disegnata", piante, laghetti e sentieri nel bosco.
Passeggiare in un giardino zen è in grado di armonizzare la nostra anima, per i più sensibili è possibile sentire l'immensa energia universale compenetrare ogni cosa.
Abbiamo passeggiato lentamente per quei sentieri ameni fino a raggiungere il bosco di bambù.
Il bosco di bambù è un'altro di quei luoghi difficili da immaginare per chi non ci è stato.
Impossibile farlo comprendere e godere con una fotografia, un filmato od un racconto... bisogna visitarlo.
Un bosco fittissimo composto da bambù dal diametro fino a 20 cm ed altezza fino a 30 metri.
Il bosco fa parte della "zona zen", infatti anche l'intricata sistemazione dei bambù ha un senso e si vedono i segni dei tagli e potature dei monaci.
In mezzo a questo incredibile bosco c'è un piccolo sentiero lungo circa 2 Km che porta ad altri due piccoli templi shintoisti molto suggestivi in mezzo ai boschi.
Uno di questi, piccolissimo era posizionato in riva ad un piccolo lago nel mezzo del bosco.
Siamo arrivati al lago che già la luce naturale diminuiva ed abbiamo potuto goderci le luci dei templi accese... il tutto in mezzo al bosco... sembrava di essere in un altro tempo... volendo anche in un manga in stile Inuyasha.
Sulla strada del ritorno siamo passati attraverso il quartiere di Arashiyama.
Mentre di giorno il quartiere è invaso dai turisti e non per niente diverso a qualsiasi meta turistica, visitato la sera ha un fascino particolare.
Rientrati nel centro di Kyoto per la cena, siamo rimasti per mezz'ora imbambolati di fronte ad un banchetto che preparava gli okonomiyaki decidendo di cenare più tardi proprio con quella succulenta pietanza.
Gli okonomiyaki (letteralmente okonomi = ciò che vuoi, yaki = alla griglia) sono composti da un impasto di fettine di foglie di cavolo, acqua, farina e uova al quale vengono aggiunti carne oppure pesce od altri ingredienti a scelta.
Viene cucinato su una piastra calda chiamata teppan aiutandosi con delle spatole metalliche per non farlo attaccare al teppan e per tagliarlo quando è pronto.
Curiosità per gli amanti dei manga/anime: sono quelli che preparava il sig. Marrabbio del manga "Love Me Knight" conosciuto in Italia come "Kiss me Licia"
Purtroppo alla fine non l'abbiamo assaggiato in quanto la sera siamo stati incuriositi da un locale descritto nella guida lonelyplanet ed abbiamo cenato li.
La zona "ggggiovane" di kyoto comprende una zona che costeggia il fiume piena zeppa di case sistemate alla rinfusa con piccoli vicoli scuri che le dividono.
Ogni palazzo è a sua volta pieno di corridoi e scale... in ogni palazzo possono esserci fino a 3-4 locali.
Per raggiungere il nostro locale siamo finiti in una strada deserta in stile "ti aggredisco, ti derubo e asporto anche qualche organo" per poi salire una rampa di scale angusta che portava in un corridoio ancora più angusto.
Io già mi stavo preparando a sostenere l'agguato quando in fondo al corridoio Virginia ha coraggiosamente aperto una porta e ci siamo ritrovati nel locale.
Si trattava di un locale punk, non dissimile dai locali descritti in manga come Beck o Nana: soffitti bassi, luci al neon, mobilio quasi inesistente e musica alta.
Abbiamo ordinato il cibo (dell'ottima carne) e ci siamo goduti l'atmosfera "gggggiovane". Atteccati ai muri biglietti da visita e semplici fogli con le firme di chi ha visitato il locale.
Noi abbiamo preso un biglietto dei trasporti pubblici, lo abbiamo firmato ed abbiamo anche noi lasciato la nostra traccia.
Dopo cena una breve passeggiata nel chaos del sabato sera kyotese e poi ritorno al ryokan dove ci siamo addormentati istantaneamente toccando la superficie del futon.
Nota importante: durante questa giornata abbiamo scoperto che era possibile comprare un quaderno sul quale fare disegnare in ogni tempio una iscrizione col timbro. Stessa procedura usata nel cammino di Santiago. Scoperta questa cosa per noi è diventata quasi una mania quella delle scritte sul quaderno... il ricordo più vero e più bello perché è una cosa che non si può comprare, bisogna guadagnarsela visitando tutti i templi... peccato averla scoperta con un po' di ritardo.