Abbiamo deciso di percorrere un tratto dell’antica strada postale Nakasendo, uno dei cinque percorsi che secoli fa collegavano Tokyo e Kyoto, a piedi, con lo zaino, come i postini di trecento anni fa che si avventuravano nei boschi sotto ogni clima per attraversare la loro isola dalla testa ai piedi (500 km in totale!) e consegnare chissà quali importantissime missive. Noi, che – vi ricordo – una settimana prima avevamo scalato il monte Fuji, abbiamo ripiegato scegliendo di percorrere un breve tratto dell’antica via postale nella valle del Kiso.
Per farlo, abbiamo stabilito il nostro quartier generale a Nagoya – città che peraltro non offre assolutamente nulla a parte la sua posizione strategica (ah no, scusate: la ‘splendida’ torre della televisione…). Scherzi a parte, non abbiamo dedicato tempo a Nagoya e ci è sembrato di non perderci molto, anche a detta del ragazzo che ci avrebbe poi affittato l’appartamento a Kyoto (che infatti ci ha chiesto cosa c’eravamo andati a fare…).
Per farlo, abbiamo stabilito il nostro quartier generale a Nagoya – città che peraltro non offre assolutamente nulla a parte la sua posizione strategica (ah no, scusate: la ‘splendida’ torre della televisione…). Scherzi a parte, non abbiamo dedicato tempo a Nagoya e ci è sembrato di non perderci molto, anche a detta del ragazzo che ci avrebbe poi affittato l’appartamento a Kyoto (che infatti ci ha chiesto cosa c’eravamo andati a fare…).
Nagoya, tuttavia, è un buon punto di partenza per un’escursione lungo la Nakasendo, in particolare nel tratto che collega Magome a Tsumago: una passeggiata di circa 8 km immersi in un paesaggio montagnoso, risalendo viottoli tra case in legno e camminando tra le conifere. Siamo partiti con il cielo sereno, infilandoci nei negozietti e ridendo del tedesco allampanato che ci precedeva facendo suonare le campane “anti-orso” sparse lungo il percorso. Abbiamo proseguito attraversando piccoli villaggi dall’aspetto semi-disabitato, incontrando operai delle linee elettriche e qualche vecchietto, fino a raggiungere un caseggiato dove ci aspettava una tazza di thé e un simpatico quadrupede con annesso umano ospitale con cui fare amicizia. Infine, ci siamo beccati un nubifragio per l’ultima manciata di km, da cui siamo usciti bagnati come pulcini (grazie al cielo avevamo le nostre fidate mantelline con noi), e salvati in extremis dalla comparsa di un ristorante di soba, gestito da una vecchina scorbutica (come nella migliore tradizione giapponese) che serviva soba, soba con rinforzo di verdure, soba con uovo ed un altro piatto non meglio identificato. Un salto fuori dal tempo: ci siamo scrollati alla bell’e meglio le mantelline fradice di dosso e siamo entrati pulendoci per bene le scarpe (niente tatami, quindi scarpe ammesse – ma certo non fango o sporco). La signora ci ha accolto sbuffando e ignorandoci mentre prendevamo posto ad un tavolino libero. Un foglio plastificato riportava il menù; abbiamo ordinato soba (ma dai?!) e ci siamo guardati intorno. Dietro la sala da pranzo, un gradino divideva il ristorante dalla casa della signora; lei, rapida ed efficiente, cucinava soba per tutti, soba fatti a mano da lei stessa – ottimi. Si infilava in cucina a trafficare tra fornelli e vapore, poi ne sgusciava fuori lasciando le ciabatte da cuoca e infilando le ciabatte da cameriera. Altro che NAS: la suola sporca di pavimento della sala da pranzo (e di scarpa di avventori) non può mettere piede nella sacra area della cucina. I giapponesi sono incredibili. Ovviamente i soba erano buonissimi, come pure il brodo (vegetale) che li accompagnava. Abbiamo sorbito il tutto il più rumorosamente possibile per fare onore alla cuoca – e forse lo ha apprezzato visto che quando ce ne siamo andati era un pochino ammorbidita.
Da Nagoya si può raggiungere rapidamente il castello di Inuyama, uno dei più antichi presenti in Giappone (la maggior parte sono ricostruzioni).
Nagoya, comunque, ci ha regalato una piccola sorpresa: un Matsuri di dimensioni epiche! Ci eravamo imbattuti nel nostro primo Matsuri durante il primo viaggio in Giappone, a Nara, e anche in questo viaggio a Tokyo vicino allo Sky Tree ne abbiamo avuto un assaggio. Ma quello di Nagoya è tutta un’altra storia: tanto per dire, la sera dopo lo abbiamo rivisto in tv. Un matsuri è sostanzialmente un festival con carri allegorici e persone truccate e vestite in abiti tipici, che sfilano per le strade cantando, suonando e ballando. A Nagoya si teneva il Domatsuri, pubblicizzato come il più grande festival danzante della regione centrale. Insomma: ci ritroviamo in mezzo alla calca, appena sotto il palco, la sfilata è finita e la premiazione è appena avvenuta, uomini e donne di ogni età truccati piangono e ridono e tirano fuori quel lato completamente disinibito che raramente un giapponese mostrerebbe in altre occasioni. I migliori? Un gruppo di ragazzi, perizoma e chiappe al vento, intenti a fare fotografie nelle posizioni più astruse che una mente possa immaginare. Purtroppo, non siamo riusciti ad avere il ventaglio-ricordo della manifestazione, sigh.
Ripartiti da Nagoya alla volta di Kyoto (cui dedicheremo la prossima puntata!), abbiamo “allungato” su Himeji, bellissimo e famosissimo castello denominato l’airone bianco per il suo candore che contrasta con il blu del cielo, o il rosa dei ciliegi, o il rosso degli aceri autunnali. Il castello è una meraviglia, davvero imperdibile: faticherete su per scalini e salite, ma ne varrà la pena. Gettando uno sguardo verso il cielo dalle scalinate i tetti a sbalzo si sovrappongono in bianco e grigio creando un intarsio nel cielo. Vi consigliamo anche di non perdervi i giardini Kokoen, situati alle pendici del castello un pochino a ovest: l’atmosfera è rilassata e dolce. Andate a passeggiare lì per sfuggire alla calca del castello di Himeji. Immaginiamo che d’autunno il rosso intenso di tutti quegli aceri ferisca occhi e cuore e commuova lo spettatore.
:::::::Info pratiche:::::::
Regione: Chūbu, prefettura di Aichi
Hotel: The b Nagoya (ottima posizione, ma stanza esageratamente minuscola)
Attività:
Prendere in giro il crucco che davvero pensa ci siano ancora gli orsi sul percorso. Fatto. Voto 7/10.
Bere il thé in una casupola in mezzo al bosco offerto da un vecchietto che sa salutare in tutte le lingue. Fatto 7/10.
Entrare in un ristorante di soba e ritrovarsi “Marrabbio” in versione femminile. Fatto. Voto 8/10.
Guardare gli altri trekker impanicati per l’improvvisa pioggia con aria di sufficienza ed estrarre la mantellina antipioggia. Fatto. Voto 10/10.
Hotel: The b Nagoya (ottima posizione, ma stanza esageratamente minuscola)
Attività:
Prendere in giro il crucco che davvero pensa ci siano ancora gli orsi sul percorso. Fatto. Voto 7/10.
Bere il thé in una casupola in mezzo al bosco offerto da un vecchietto che sa salutare in tutte le lingue. Fatto 7/10.
Entrare in un ristorante di soba e ritrovarsi “Marrabbio” in versione femminile. Fatto. Voto 8/10.
Guardare gli altri trekker impanicati per l’improvvisa pioggia con aria di sufficienza ed estrarre la mantellina antipioggia. Fatto. Voto 10/10.
Indice di fastidio umanità: 1/10 JarJar (solo un po’ alla partenza).
Indice di bellezza: 7/10 sakura.
Indice di ordine/rigore/incasellamento mentale: 6/10 Sheldon Cooper.
Indice di dipendenza da Pocari: 5/10 Pocari.
Indice di bellezza: 7/10 sakura.
Indice di ordine/rigore/incasellamento mentale: 6/10 Sheldon Cooper.
Indice di dipendenza da Pocari: 5/10 Pocari.
Qui il video della nostra escursione lungo la Nakasendo dal nostro Canale Youtube – Enjoy!
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