Tratto da www.travelgudu.com
I Giapponesi sono un popolo tecnologico e pieno di inventiva – lo sappiamo tutti. Hanno quella creatività un po’ astrusa che li porta sempre un passo avanti agli altri. Hanno quel lampo di genio che ti fa restare a bocca aperta e dire “no, ma come gli è venuto in mente?!?” e un istante dopo “come potevo vivere senza!”.
Ebbene: questa è la nostra personalissima top ten di cose tipicamente ed assurdamente nipponiche a cui ci siamo abituati in un baleno e di cui sentiamo disperatamente la mancanza ora che siamo in Occidente. Enjoy!
Ebbene: questa è la nostra personalissima top ten di cose tipicamente ed assurdamente nipponiche a cui ci siamo abituati in un baleno e di cui sentiamo disperatamente la mancanza ora che siamo in Occidente. Enjoy!
1 – I konbini
Ah come ci manca il konbini! Per dirla semplice, il konbini è un supermercato, un “convenience-store”. Ma ovviamente no, non si può farla semplice. Perché sono nippo e al konbini ci puoi fare di tutto: la classica spesa, pranzare, prendere il caffè, comprare le mutande o qualche gadget tecnologico, spedire lettere, prelevare al bancomat, recuperare i bagagli, fare fotocopie, e chi più ne ha più ne metta! Konbini mon amour.
2 – I WC super-tecnologici
Ammettetelo: avrete guardato anche voi con aria incuriosita e diffidente quelle tazze super accessoriate, dicendovi che – da bravi italiani – finché avete il bidet non serve tutta sta plancia di pulsanti e sto tripudio di fontanelle. Beh, alla prima – ehm – funzione corporale in terra nipponica dovrete ricredervi. Intanto c’è la piacevole funzione di “riscaldamento del sedile”, utile in inverno (o quando si è febbricitanti e piuttosto che poggiare le chiappe sulla tazza ghiacciata la fareste nel pappagallo for ever). E poi la funzione “copri-rumore”, che crea una sorta di brusio di fondo o una musica che vi farà subito sentire come se non foste in un bagno pubblico (sì, anche e soprattutto nei bagni pubblici ci sono i wc futuristici!). E infine: la funzione bidet, versione donna, uomo e versione posteriore, con acqua miscelabile caldo/freddo a vostro gusto. No, sedervi sulla tazza di casa non sarà più la stessa cosa.
3 – I distributori automatici ovunque e le bevande improbabili e addictive
Ragazzi qua il sottotitolo è semplice: POCARI SWEAT! Ci siamo imbattuti in questa apparentemente anonima bottiglietta dall’etichetta blu e bianca nel 2013, quando Futami Hayase, la ragazza che per imparare l’inglese ci ha fatto da guida volontaria a Tokyo, ci ha consigliato di comprarne uno. Amore a primo sorso. Dipendenza +++. Mentre ne scriviamo abbiamo la bavetta stile Homer Simpson. Da quel momento, il Pocari ha accompagnato ogni escursione, ogni passeggiata, ogni viaggio in shinkansen, insomma: ogni istante.
E i distributori: ovunque, agli angoli delle strade, nelle stazioni, sotto i cavalcavia, nelle zone turistiche e non turistiche. Una garanzia. Stracolmi di bevande colorate e per lo più incomprensibili, sempre puliti, luminosi, vi fanno l’occhiolino sotto il caldo nipponico.
E i distributori: ovunque, agli angoli delle strade, nelle stazioni, sotto i cavalcavia, nelle zone turistiche e non turistiche. Una garanzia. Stracolmi di bevande colorate e per lo più incomprensibili, sempre puliti, luminosi, vi fanno l’occhiolino sotto il caldo nipponico.
4 – Lo yukata
A dirla tutta, lo yukata è un indumento tradizionale ma informale, di cotone, che viene indossato soprattutto in estate (è quello che, probabilmente, nell’immaginario occidentale viene identificato come kimono, che invece è un indumento formale, per le “grandi occasioni”). Ma lo yukata è anche – e soprattutto – una sorta di vestaglia che troverete nei ryokan, da indossare dopo il bagno nell’onsen. Se all’inizio vi sentirete un pelino imbarazzati a scendere in vestaglia per la cena kaiseki servita nel vostro ryokan tradizionale, presto questo indumento fresco e semplice diventerà il vostro migliore amico.
5 – I programmi TV demenziali
Immaginatevi sdraiati sul vostro tatami, appena usciti dall’onsen, con addosso lo yukata, prendere in mano il telecomando più come gesto abituale che per vedere davvero qualcosa – in fondo la tv parlerà giapponese, no? E poi pigiate on e venite scaraventati in un universo parallelo di assurdità così impensabili che non riuscite più a pigiare off. Tra i nostri preferiti: le interviste/presa in giro a chi è appena atterrato in aeroporto; le gare di “corsa” tra cuccioli di cane incredibilmente stupidi e indisciplinati; l’intervista ai due italiani nerd giunti a Tokyo per una gara di modellismo robot (e hanno anche vinto!); la trasmissione real time che segue poliziotti che arrestano ubriachi. Scendete in yukata e calzini al distributore del ryokan, prendetevi una tazza di noodles istantanei ed è fatta: siete nippo anche voi!
6 – Piedi scalzi, tatami e futon
Probabilmente non tutti sono amanti dello stare per terra quanto me, che viaggio scalza per casa e mi corico sul nudo pavimento accanto alla stufa. Senza dubbio i Giapponesi lo sono. Togliersi le scarpe prima di salire sul tatami ed entrare in una casa (o in alcuni ristoranti) è un rito, non solo un gesto di educazione: lasciando le scarpe sulla soglia, ci si “sveste” dell’esterno per entrare in una dimensione più intima. Camminare sul tatami che non fa rumore, strusciando un po’ i piedi, come abbiamo visto fare nei manga, a piccoli passetti. Srotolare ogni sera il proprio futon a terra – parrebbe scomodo e invece è incredibilmente funzionale: nei micro-appartamenti giapponesi si risparmia molto spazio riponendo il materasso nell’apposito armadio. Per non parlare dell’incredibile comodità di riposare a terra sul doppio strato di tatami e futon. Sì, è un’altra di quelle cose che, tornati in Patria, cercherete disperatamente di replicare.
7 – Le macchine-scatoletta
Piccole macchinette corte e un po’ più alte rispetto a quelle occidentali, super comode, super spaziose, super funzionali. La nostra preferita senza dubbio la Lapin. Belle da guidare e belle da vedere in giro per la città.
8 – I chioschi mono-piatto
Disseminati ovunque, in città e in campagna, questi banchetti o micro-locali offrono sostanzialmente un singolo piatto o, nella migliore delle ipotesi, qualche variazione di un singolo piatto. Dal carretto che vende ananas ghiacciato a bordo strada al soba-shop della nonnina di Magome, dal locale dove accompagnano yakitori e origami al negozio che vende succo di arancia allo stato solido o liquido (per il gassoso si stanno attrezzando): questi punti di prima necessità vi saranno preziosi.
9 – Gli ombrelli, con la pioggia e con il sole
Appena si arriva in Giappone viene forse da chiedersi come mai, senza una nuvola in cielo, tutti ma proprio tutti abbiano appeso al braccio un ombrello. Di quelli anonimi pure, mica una roba modaiola: media dimensione, trasparente bianco. Tutti con lo stesso ombrello. Nel giro di un giorno al massimo si chiarisce il perché: gli acquazzoni in Giappone (almeno nel periodo estivo in cui siamo andati noi) sono frequentissimi. Saggi, questi Giapponesi, anche perché fuori dai locali o dagli uffici ognuno ripone l’ombrello e all’uscita non importa quello che prendi, tanto sono tutti uguali! Come eliminare i furti 2.0. E poi ci sono gli altri ombrelli, quelli fashion, quelli glamour. Che mica li usano per la pioggia, quelli, ma per pararsi dal sole. Colorati, ricamati, pizzosi, se ne fanno vezzo donne e uomini. Très chic.
10 – Le riproduzioni in plastica dei piatti, fuori dei ristoranti
Beh, di queste non sentiamo la mancanza. Kitsch all’inverosimile, si riveleranno presto preziosissimi quando dovrete ordinare un pasto interfacciandovi con gente che non capisce neppure quando scandite “two-ya-ki-to-ri” indicando 2 con le dita (ndr yakitori è una parola giapponese, sono degli spiedini). E detto da una che aborre i menù con le foto dalla notte dei tempi (meglio digiunare che mangiarci), potete crederci: dopo un po’ sarete stanchi di gesticolare e balbettare sillabe anglo-nipponiche e ringrazierete di poter ordinare additando.
Ora non vi resta che partire e verificare con i vostri occhi!
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