Ci sono due muraglie cinesi: la parte (o sarebbe meglio dire LE parti) ristrutturata, maestosa, impressionante e piena zeppa di turisti e la parte (teoricamente) vietata ovvero la parte non aperta ufficialmente al pubblico.
Un qualsiasi sito internet o rivista può descriverne l'incredibile lunghezza, la impressionanti caratteristiche architettoniche e la storia pazzesca... tutte cose che possono stimolare la curiosità, permettere di ammirare meglio le foto e dire che effettivamente i Cinesi qualcosa di grande l'hanno fatto nel loro passato, prima di auto-schiavizzarsi.
Però c'è una sola azione che permette di comprenderla in modo interiore e rimanere letteralmente senza fiato: vederla dal vivo.
Andiamo con ordine: io e Virgi, si sa, se non andavamo a ficcarci in situazioni singolari non eravamo soddisfatti. Dopo varie ricerche su internet, riuscimmo a contattare una guida che ci garantì di portarci in un punto non turistico della muraglia sulla quale avemmo potuto fare un percorso di "quasi trekking" in solitudine sulla muraglia fino a raggiungere poi la parte turistica.
La guida venne a prenderci la mattina presto all'uscita degli Hutong con un pulmino.
Ci vollero più di due ore per raggiungere le montagne a Nord di Pechino dove la natura era incredibilmente simile a quella delle nostre zone.
Arrivammo all'ingresso di un parco dove sulla sottile linea di asfalto tiranneggiava un cartello di divieto di ingresso ai non addetti; un po' più avanti un funzionario faceva la guardia alla sbarra che chiudeva la strada.
La scese dal pulmino, sorrise al funzionario e diede dei soldi al funzionario che ci rilasciò pure una specie di biglietto di ingresso.
Parcheggiammo poco più avanti il pulmino, zaini in spalla e cominciammo ad inerpicarci su improbabili sentieri in mezzo allo sconfinato bosco.
La guida portava nello zaino uno qui lettori mp3 che hanno anche le casse, lo accese a volume alto e cominciò a muoversi rapido fra gli alberi lasciandoci indietro.
Noi seguivamo la musica senza preoccuparci troppo di perderlo; in fondo doveva ancora prendere i soldi e sarebbe stato sciocco lasciarci troppo indietro. Provavo un fastidio gigantesco per quella musica ad alto volume che stuprava l'atmosfera serena del bosco, avrei voluto prenderlo a calci.
Dopo circa 40 minuti lo raggiungemmo seduto a terra e senza fiato... pirla... ci fece segno di seguire il sentiero. Il percorso durò ancora una mezz'oretta durante la quale incontrammo un gruppo di tre spagnoli che tentavano la nostra stessa impresa e che si unì a noi.
Dopo tanto salire, improvvisamente apparve di fronte a noi la muraglia.
Bassa, ricoperta di vegetazione e semi-crollata non sembrava u gran che.
Una scaletta rudimentale portava alla sommità dove un vecchi sdentato ci aspettava.
Pagammo il "pedaggio per la scala" al vecchio e fummo in cima.
Faccio veramente fatica a descrivere quello che ci trovammo davanti.
La muraglia cinese è come un gigantesco serpente... anzi... drago che appoggia il suo gigantesco corpo sulle montagne della cina a perdita d'occhio.
E sembra davvero viva, come se da un momento all'altro questo gigantesco mostro di altri tempi potesse decidere di strisciare a volare via.
La muraglia seguiva perfettamente la forma delle montagne, non cercava di avere una forma regolare o di agevolare i soldati del passato nelle loro ronde... era solo un gigante stanco posto a protezione della cina. Un gigante che non si accontentava di adagiarsi mollemente sulle montagne, ma aveva avuto l'ambizione di posare il suo gigantesco corpo su ogni singola cime di ogni montagna.
Guardando verso il basso ci accorgemmo che quei 5-6 metri dai quali avevamo avuto accesso erano uno dei punti più bassi, dalla nostra posizione potevamo vedere alberi giganteschi tentare invano di lambire le sommità della muraglia senza riuscirci.
La guida consegnò tre bottiglie d'acqua e tre banane a testa e ci disse "Seguite la muraglia, non abbandonate mai la muraglia, sono circa 10 chilometri prima di raggiungere la parte turistica, poi seguite la parte turistica fino alla zona di ristoro dove io vi aspetterò". Detto questo sparì fra il fogliame.
Fu così che cominciammo la nostra scarpinata.
All'inizio ci sembrò di inoltrarci in buffo boschetto sospeso nell'aria poiché sulla muraglia crescevano parecchi alberelli e molto molto sottobosco... era divertente ed aveva un non so che di magico.
Ogni due minuti eravamo fermi ad ammirare quell'incredibile spettacolo... così incredibile che nono sembrava nemmeno opera del'uomo.
Col tempo ci trovammo ad affrontare la prima salita che portava il "serpentone" in cima ad una montagna. La salita era dura ed il sole cominciava a scaldare. Non c'erano scalini ma solo un percorso molto accidentato e molto scosceso. Verso metà della salita cominciammo ad aggrapparci al bordo per non scivolare e anche a sudare per lo sforzo.
Arrivati in cima ci sentivamo i padroni del mondo. Ci fermammo per bere e per guardare la muraglia che si arrampicava su mille cime fino a perdita d'occhio. Fummo esaltati e preoccupati allo stesso tempo... quante di quelle cime avremmo dovuto risalire prima di raggiungere la nostra meta?
Ricominciammo il percorso che fu a tratti impegnativo e sempre faticoso.
Eravamo sudati, stanchi ed accaldati, ma davvero estasiati da questa piccola avventura.
Era pazzesco essere li da soli in mezzo a quella natura davvero selvaggia sormontata da una delle più grandi costruzioni dell'uomo, per quel tratto dimenticata, ma ancora maestosa e carismatica.
In realtà sul sentiero che conduceva alla muraglia incontrammo un gruppo di spagnoli che si era perso in cerca dell'accesso di salita, ma fortunatamente erano lenti e li avevamo apposta seminati per essere davvero soli in questa avventura. Venne mezzogiorno e ci fermammo all'ombra di una torretta di sorveglianza mezza distrutta e ci mangiammo le banane. Dopo una ventina di minuti ripartimmo verso la meta. Mentre camminavo, scalavo, scivolavo e ridevo ogni tanto mi meravigliavo a voce alta immaginando quando su questo percorso soldati, cavalli e perfino carretti avevano la loro quotidianità. Passarono le ore senza incontrare anima viva. Quasi scalammo le ripidissime salite, scivolammo pericolosamente un paio di volte e ci godemmo quei momenti di pura magia.
Ad un certo punto ci venne incontro un francese in infradito che seguiva il nostro percorso in senso inverso correndo... lo lasciammo passare scambiandoci qualche parola in francese per poi scoppiare a ridere... fu in quel momento che trovò in modo definitivo applicazione la leggenda del francese in infradito... infatti... in qualunque posto del mondo ci si trovi, si potrà sempre trovare un francese che percorre sentieri avversi in infradito.
Intorno alle 16.00 raggiungemmo la parte turistica e restaurata della muraglia.
I turisti in verità non erano molti anche perchè il sole ed il caldo erano tremendi.
Io facevo ruotare due magliette... quando una era fradicia di sudore, indossavo l'altra e mettevo quella appena usata ad asciugare sullo zaino.
Anche la parte turistica della muraglia era spettacolare. Migliaia di scalini portavano il serpentone di pietra su e giù per dislivelli anche di 200 metri. Uno spettacolo ed una fatica incommensurabili.
Quando arrivammo alla fine eravamo distrutti... avevamo finito l'acqua ed esaurito le forze.
Pagammo una soma notevole per discendere la montagna su dei carrelli in stile parco dei divertimenti e letteralmente crollammo nell'auto della guida (che fortunatamente non ci aveva abbandonato).
Posso solo dire che tutte le ore di viaggio e la spesa sarebbero bastati a giustificare la visita alla muraglia. Una delle cose più belle che abbia mai visto. Una camminata memorabile fra natura e storia. La sera ce ne andammo in un ristorante frequentato solo dai locali portando come sempre il panico fra i camerieri e godendoci delle ottime zuppe. Tornati nella nostra camera ci lasciammo cadere felici ed esausti sui nostri letti e ci addormentammo all'istante.
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