L'ultima parte del nostro soggiorno in Cina l'abbiamo passata nella città di Yánshuò... o meglio, a zonzo nelle campagne vicine nella zona del fiume Yùlóng.
Si tratta di una zona dalle incredibili meraviglie naturali.
Tutta la valle era costellata da centinaia di piccoli picchi montagnosi che si ergevano come aculei dalla terra. In mezzo ai picchi scorreva lento e placido il fiume.
Purtroppo negli ultimi anni quella zona era diventata una famosa meta per il turismo locale con uno sviluppo edilizio tutt'altro che sostenibile.
L'atmosfera era parzialmente rovinata dal becero turismo cinese, quel turismo che ricorda le gite dell'IMPS degli anni '70 in Italia.
Gente che arrivava in pullman e sciamava nelle zone di sosta per fare quattro foto, comprare due ricordini e poi risalire sul pullman.
Al massimo si concedevano piccole gite sul fiume o visite alle terme.
Il tutto facendo semplicemente casino senza nemmeno curarsi di ciò che il luogo davvero poteva dare. C'erano poi anche i cinesi ricchi che se ne andavano di qua e di là a provare ogni cosa senza particolare interesse, ma solo per spendere soldi e sentirsi benestanti.
Un luogo che fino a pochi anni fa era un paradiso ora mi ricordava molto la Liguria delle spiagge a caro prezzo e dei turisti maleducati.
Ciò nonostante, grazie alla Virgi che si era informata per benino, riuscimmo spesso ad evitare la bolgia.
Appena arrivati, ci dedicammo ad un mini trekking per raggiungere uno dei picchi più noti, diventato famoso a causa di una cavità a forma di luna sulla sommità.
Una piccola sfacchinata per godere di una splendida vista sulla valle.
Il secondo giorno abbiamo fatto un lungo giro in mountain bike per le vecchie strade di campagna visitando piccoli villaggi ed attraversando il fiume mediante piccole barche guidate a traghettatori in stile libro fantasy.
Il giro fu abbastanza faticoso perché in tutto macinammo una sessantina di chilometri fra zone pianeggianti cotte dal sole e piccoli colli pieni di sali-scendi, ma fu davvero interessante visitare i vari villaggi.
Soprattutto il villaggio di Fulì, famoso in tutta la Cina per la produzione dei ventagli, fu una bella sorpresa poiché visitammo una tipica bottega di produzione ventagli e teli decorati.
Ci innamorammo praticamente di tutti quei teli dipinti a mano, erano di una bellezza e finezza incredibili ed era come se ognuno di loro contenesse all'interno l'anima dei paesaggi ivi ritratti.
Ovviamente ne comprammo uno e comprammo svariati ventagli per parenti ed amici.
Alla sera ci sedemmo esausti sulla terrazza del ristorante dell'hotel per un bel Gin Tonic... eeeh si, finalmente un posto in cui potevo ritrovare il mio amato Gin Tonic... ed ubriacatura fu.
Il giorno seguente affittammo uno scooter elettrico.
Un capitolo a parte merita la mobilità delle zone rurali cinesi... c'è di tutto... molti "ape" di fattura cinese, poche vecchie automobili, alcuni trattorini trasformati in utilitaria e tantissimi, ma proprio tantissimi scooter elettrici.
In Italia se provavi a comprare uno scooter elettrico dovevi fare i salti mortali col tripo avvitamento per pagare 8000 euro uno scooter che faceva al massimo i 40 Km/h per un'indipendenza di 30 Km.
In Cina c'erano ovunque negozi che vendevano scooter dall'estetica bellissima, che facevano i 70/80 Km/h con indipendenza dai 60 ai 100 Km... il tutto ad un costo accessibile a qualsiasi cittadino.
Guidare lo scooter elettrico fu divertentissimo e rilassante... giravamo per le strade della valle senza rumore e senza inquinare con prestazioni notevoli.
Certo in centro città era come in quei film dove agli incroci ci sono 50 scooter, 100 bici, 5 camion e 10 auto tutti affiancati pronti a partire con il verde per poi "ingorgarsi" al centro dell'incrocio ed uscirne miracolosamente illesi.
Noi non eravamo abituati e la cosa fu stressante... ma una volta usciti dalla città era un paradiso.
Visitammo l'incredibile villaggio di XingPing pieno di viuzze che sembravano uscite da film storici piene di botteghe e ristoranti e risalimmo il fiume su una improbabile imbarcazione in compagnia di due ragazze cinesi ed uno strano barcaiolo.
A pranzo ci fermammo in un ristorantino molto caratteristico e concludemmo la visita con l'acquisto di una teiera tradizionale cinese.
L'acquisto merita di essere raccontato in quanto la vecchietta proprietaria del negozio non aveva il POS per la carta di credito, allora chiese al vicino che mi accompagno in tutti i negozi del villaggio per poter usare la carta di creadito (si sarebbero poi arrangiati fra di loro).
La mia VISA però non era accettata... allora mi caricò su di una motoretta e fra spericolate peripezie mi porto alla banca del villaggio dove tutti furono a dir poco terrorizzati dal vedermi arrivare.
Comunicando a gesti (nessuno che parlasse inglese) capimmo che anche in quel caso non funzionavano carte e bancomat occidentali.
Ritornammo al negozio dove mi attendeva Virgi in compagnia della vecchina che le raccontava chissà cosa in cinese.
Dopo mille ttattative (a gesti), ci accordammo per un pagamento in euro e noi potemmo risalire sullo scooter e ritornare in città con la nostra bella teiera.
Il giorno dopo ancora ce ne andammo di nuovo un po' a zonzo con lo scooter elettrico e poi esplorammo un tratto di fiume su di una piccola chiatta di bamboo.
Uno strano tizio incontrato in un punto turistico ci carico su di un minivan e ci portò molto a monte del fiume dove c'era una specie di porto.
Sembrava uno di quei porti fluviali che si vedono nei film di avventura anni '80... rumore, gente che gridava, strani ceffi seduti a terra a mangiare riso e fissare i passanti, altri loschi individui che cercavano di vendere varia merce ed ovunque sporcizia.
Restammo in quel luogo per circa un'ora ad attendere che qualcuno ci prelevasse... nessun occidentale, nessuno che parlasse inglese... alla fine fummo prelevati e ci indicarono di salire su di una chiatta.
Il giro sul fiume era il classico e becero giro iperturistico con vista sui fantastici picchi, piccole ed innocue rapide per dare un senso di avventura e miriadi di piccole zattere che si avvicinavano per provare a venderci bevande.
Devo dire che però fu molto rilassante.
Il giorno dopo ancora un'autista ci portò a Guilin dove visitammo la cittadina e la mattina seguente salimmo sul volo per Pechino e poi da Pechino volammo a Monaco e poi Milano.
Della Cina (o meglio della piccola parte di Cina che abbiamo visto) posso dire questo:
Meraviglie della natura che stavano sparendo per fare spazio a palazzi che restavano poi vuoti... nemmeno mettevano le finestre... costruivano solo le parti in muratura per fare PIL.
Tradizioni bellissime in via di estinzione per una voglia di... di non so neanche cosa.
Totale incoscienza di quanta bellezza (sotto tutti i punti di vista) era presente.
E' stato un viaggio... come tutti i viaggi... che ci ha resi più ricchi dentro, più consapevoli e più pieni di bellezza.
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