Ricomincio da questa nuova piattaforma il racconto del mio viaggio in Africa.
purtroppo "Splinder", che per anniha ospitato i miei deliri, ha deciso di chiudere i battenti.
25-26 agosto 2011 - IL TRASFERIMENTO
Il trasferimento, si sa, è la parte più massacrante di ogni viaggio; soprattutto se come me si soffre qualsiasi mezzo di trasporto (auto, aereo, nave) o se si deve sopportare uno come me (il caso della Vigi).
Alle 16.00 di sabato 25 agosto io e la Vigi eravamo già all'aereoporto di Caselle in fase di check-in.Dopo aver spedito i bagagli direttamente a Windhoek (capitale della Namibia), siamo rimasti tre orette seduti su di una sedia ad attendere l'imbarco inventando nuovi giochi e riprendendo il nostro gioco preferito durante i viaggi: il famosissino "Carico bastimento".
Oramai la stagione classica delle ferie era finita ed in aereoporto si potevano trovare solo uomini d'affari ed i cosiddetti "duri e puri" ovvero chi, per un motivo o per un altro, si trova a viaggiare in modo più avventuroso fuori dai flussi di massa. "Che fighi che siamo, siamo dei duri e puri" pensavo io... durante il nostro viaggio avremmo poi conosciuto dei veri caldi, duri e puri al confronto dei quali io ero una mezza checca.
Dopo un'ora di volo siamo arrivati a Francoforte dove abbiamo avuto un'ora e mezza di tempo per cenare con un'orrendo panino crucco a base di pane spalmato col burro e strani insaccati... devo ancora capire questa mania che hanno i popoli del Nord Europa di imburrare ogni cazzo di panino.
In prima serata ci siamo imbarcati su di un mega aereo a due piani della Lufthansa (non so il modello) e siamo decollati in direzione di Johannesburg.
Ho superato subito le paure per il mio primo viaggio intercontinentale (10 ore di volo) grazie agli schermi posti davanti ad ogni sedile che mi proponevano di vedere un sacco di film che mi ero perso al cinema come Thor e Kung-fu panda 2 (in Italia uscito una settimana dopo che l'ho visto in aereo). L'aereo è decollato tranquillo mentre mi godevo le manovre sullo schermo mediante le telecamere esterne. Una volta in quota è scattata l'ora di Kung-fu panda 2 e poi di Thor. Fra un film e l'altro ci hanno proposto di ri-mangiare cena. Abbiamo Rifiutato entrambi e la hostess ci ha detto con sguardo triste "credetemi, la cena è di lunga migliore della colazione, vi consiglio di prenderla"... è dura essere italiani all'estero. Verso la fine di Thor ho comincato a sentire i primi effetti collaterali dei cerotti contro il mal d'aria: vista depotenziata, nervosismo, secchezza delle fauci e debolezza e così ho deciso di provare a dormire, seguito a ruota dalla Vigi.
Le successive sei ore sono state una serie di inutili tentativi di mettersi comodi per dormire un po'.
Alla fine sia io che Vigi siamo crollati nonostante la scomodità e siamo stati poi svegliati un paio di ore dopo dalle fantastiche pezze bollenti che le hostess distribuiscono prima di colazione, fantastico!
La colazione era indescrivibile, io mi sono limitato ad una spremuta d'arancia mentre Vigi che è coraggiosa e di bocca buona è riuscita ad sbocconcellare qualcosa... io ogni caso la hostess aveva proprio ragione.
Intorno alle 8.00 di mattina siamo atterrati a Johannesburg e finalmente l'avventura si è fatta interessante. L'aereoporto della capitale del Sud Africa è a dir poco delizioso: pieno di negozietti, pieno di colori e pieno di vita. Abbiamo fatto passare piacevolmente le due ore e mezza che ci separavano dall'ultimo volo di andata girando per negozietti e bevendo "succhi di frutta 100% polpa con pure i pezzi dentro" all'unico bar presente.
Intorno alle 10.30 siamo decollati in direzione Windhoek: vento forte, aereo piccolo, Leo spaventato. A bordo ci hanno servito un pranzo a base, secondo loro, di "Italian pasta al pesto" (se un turista credesse davvero che quella è pasta al pesto non verrebbe mai in Italia) e "chili con carne" (se io credessi davvero che il chili con carne è così, dichiareri guerra al Messico)... insomma... roba orribile, ma siamo stati "presi per fame" e ci siamo ingozzati (ingozzati per non sentire il gusto).
Fra cambi di paralleli e voli, siamo atterrati a Windhoek intorno alle 13.00 dove abbiamo fatto mezz'ora di coda per farci timbrare i passaporti, mezz'ora di coda per cambiare gli euro con i Dollari Namibiani (1000 euro in cambio di una saccata di biglietti colorati) ed un'ora per ritirare il fuoristrada dalla Herz.
Il nostro fuoristrada era un Toyota Helion 2500 cc diesel rialzato con balestre rinforzate e cassone chiuso onde contenere le varie ruote di scorta ed evitarne il furto. Ho controllato il chilometraggio e mi sono tranquillizzato nel constatare che non era vicino alla zona "combio cinghia di distribuzione" e quindi non correvamo rischi inerenti la rottura della stessa. I battistrada anteriori erano profondi solo più 5 millimetri e la cosa non mi è piaciuta molto, ma quelli posteriori e quelli di scorta erano profondi 8 millimetri e così non sono stato a polemizzare con l'omino della Herz... anche perchè sarebbe stato inutile; infatti siamo atterrati il giorno della "Festa degli eroi" (festa importantissima per i namibiani) e tutti quelli che erano costretti al lavoro non erano molto collaborativi.
Ad aiutarci con la burocrazia c'era l'addetta locale dell'Agenzia: un'italiana residente a Windhoek molto gentile e disponibile ed il burbero marito un po' troppo convinto di se stesso.
Vigi è saltata subito al volante e ci siamo messi letteralmente ad inseguire i nostri referenti sulla strada che porta alla capitale a velocità decisamente esagerate per degli avventurieri che per la prima volta si cimentano con la guida a sinistra su asfalti non proprio occidentali.
Da quel giorno è iniziata la cosiddetta "Fase beep" dove il navigatore doveva gridare "BEEP" se il guidatore teneva troppo la sinistra perchè turbato dalle auto che sembravano piombargli addosso dal lato "sbagliato"... coniata in quell'occasione la mia frase "Guarda che l'erba ai bordi delle strade l'hanno già tagliata! beeeeeeeeeeeeeep!".
Nonostante i miei doveri di navigatore e l'alta velocità, mi sono goduto il paesaggio mozzafiato: lande infinite ricoperte solo dall'erba ingiallita e pochi sparuti alberi; un cielo blu ed infinito senza nemmeno una nuvola; un'tamosfera di pace incredibile.
siamo arrivati in fretta a Windhoek, città dalle costruzioni basse con ampi cortili che nascondono interi mondi. Anche la casa dei nostri referenti era un mondo intero: dietro ad un muro perimetrico grigio e scrostato una piccola oasi di pace e bellezza con piscinetta, piccole palme ed un portico con un'architettura incredibilmente rilassante. Proprio sotto al porticato, insieme ad un cagnone accaldato ed una grossa tartaruga curiosa, la nostra referente ci ha spiegato nei dettagli i percorsi da seguire e ci ha dispensato alcuni consigli molto utili, fra cui quello di andare subito in albergo poichè in città ogni attrazione turistica quel giorno era chiusa.
Abbiamo quindi iniziato il viaggio; soli, io e la Dame de papier, fantastico!
Una emozione grandissima riempiva tutto il mio essere... ero dall'altra parte del mondo, seduto su di un fuoristrada e stavo per visitare luoghi fuori da ogni mia esperienza. Mi sentivo un avventuriero, un esploratore, un uomo che stava per scorpire cose fantastiche.
Subito ci siamo persi nella vastità intorno alla città alla ricerca del mitico "Windhoek country club": l'Hotel più lussuoso di tutta la Namibia con tanto di piscina, cascate artificiali, campi da golf, casinò e manguste in giro per i campi. Alla fine siamo riusciti ad arrivare in Hotel ed è iniziata un'altra saga: quella del "Quanto diamo di mancia?"; una domanda che ci ha attanagliato per tutto il viaggio e che ancora ora non abbiamo risolto (anche se abbiamo avanzato molte teorie in merito).
Breve doccia in camera e poi pantagruelica cena in hotel. C'era di tutto: carne di ogni tipo di antilope, maiale, mucca, pollame, pesce fresco che si prendeva crudo dal buffet e si portava al cuoco per la cottura desiderata, ogni sorta di frutta e di verdura ed una discreta scelta di dolci. Dopo i pasti dell'aereo, la bontà del cibo era enfatizzata ed il nostro piacere di essere insieme in Namibia dopo un'anno di preparativi era così alta da farci tenere addosso un sorriso perpetuo. Dopo cena a letto prestissimo in vista di una "albeggiante partenza".
A partire da questo giorno abbiamo sempre vissuto con i ritmi della natura: a letto al tramonto e sveglia all'alba.
L'avventura iniziava da li.
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