Il sesto giorno (30 agosto 2012), ci siamo svegliati un po' più tardi del solito in quanto avevamo appuntamento alle nove alla baia di "Walvys bay" per l'inizio di una nuova vventura.
Abbiamo fatto colazione nella serena atmosfera del B&B e poi siamo partiti alla volta di Walvys bay.
La strada era asfaltata (cosa rarissima in Namibia) e delimitata da infinite file di palme; da un lato il mare e dall'altra il deserto del Namib.
Ogni cinque chilometri circa si scorgevano agglomerati urbani simili a baraccopoli e più raramente modesti complessi residenziali turistici.
Walvys bay stessa si presentava come poco più di una baraccopoli.
Arrivati al porto, abbiamo parcheggiato (tacchinati dai venditori di souvenir) e poi siamo andati all'imbarco dell'agenzia "Mola Mola".
Siamo saliti su di un piccolo motoscafo e si siamo accomodati nella parte posteriore in attesa della partenza.
La temperatura non superava i 10°C ed un leggero venticello trapassava le nostre giacche da montagna dandoci spiacevoli sensazioni di freddo.
Il mare era fortunatamente calmo, ma siccome io soffro qualsiasi cosa che non posso guidare personalmente, mi ero premurato di applicare un certotto contro la cinetosi.
Finalmente la nostra guida si manifestata e si è presentata: una donna sulla cinquantina piena di energia, subito ci ha fatto notare che attorno allo scafo c'erano delle simpatiche otarie, dei pellicani, dei cormorani e degli omnipresenti gabbiani... cosa che Vigi aveva notato subito, ma la maggiorparte dei presenti no.
Affascinato dalla mia prima otaria ho dimenticato rapidamente il freddo, ma dopo un colpo di pinna dell'otaria ero bagnato come un pulcino ed avevo ancora più freddo.
Il motoscafo è partito rapido e subito cinque o sei pellicani si sono alzati in volo per seguirci.
La guida conosceva il suo mestiere e lanciava piccoli pesci in aria per attirare i pellicani sulla scia del motoscafo; pellicani che puntualmente prendevano al volo il pesce lanciato.
Un dei pellicani in fase di intercezzazione di colpì in testa con l'ala... cominciai a chiedermi se gli animali acquatici non avessero qualcosa contro di me.
La Vigi era eccitatissima, aveva dimenticato il freddo da un pezzo e scattava foto a ripetizione, variando con incredibile velocità le impostazioni della sua refelx.
Dopo quindici minuti circa, la guida ha fermato il motoscafo ed ha distribuito a tutti un forte liquore Namibiano, antico rimedio contro il freddo e non ha mancato di versare un bicchiere in mare come offerta alle divinità marine.
Benchè sapessi perfettamente che la questione dell'offerta al mare era una bellissima ma mera trovata turistica, ho provato un arcano e piacevole retrogusto in bocca nel partecipare a questo rito.
Dopo la pausa ci siamo mossi al largo, superando i famosi allevamenti namibiani di ostriche e siamo andati a scovare il primo gruppo di delfini.
Non ero mai stato particolarmente attirato dai delfini, ma vederli dal vivo è stato emozionante. Erano presenti due tipi di delfini in zona: i classici delfini che si vedono nei film ed altri delfini più piccoli, dal muso appuntito e dalla simpatica abitudine di seguire i motoscafi fra mille evoluzioni.
Virginia era impagnatissima a fare delle belle foto ai delfini (riuscendoci appieno), mentre io mi godevo la quiete del mare ed i rumori dei delfini (che sentiti in tv dicono poco, ma dal vivo sono estremamente affascinanti).
A rovinare l'atmosfera l'alto numero di motoscafi e catamarani a carattere turistico ceh infestavano la zona.
Dopo aver fatto visita ad alcuni gruppi di delfini, ci siamo avvicinati ad una immensa colonia di otarie (non quella famosa di Cape Cross che era 50 Km più a Nord rispetto alla nostra posizione).
Otarie: animali simpatici e davvero interessanti. Sono rapidissimi ed aggraziatissimi in acqua e nelle loro evoluzioni non hanno nulla da invidiare ai delfini.
Ad un certo punto, è saltato sul motoscavo un grosso maschio di otaria ed è venuto a farsi coccolare dai presenti e soprattutto a farsi nutrire dai presenti.
Ben sapendo che lo stupendo esemplare era ammaestrato ed abituato a fare la pantomima della conquista del motoscafo almeno due volte al giorno, ho provato grande divertimento ed emozione nello stare a così stretto contatto con questo abitante del mare.
La mia mente era oramai così lontana dal disincanto occidentale e così avida di godere delle gioie della natura che potevo godere di ogni cosa al 100%.
Dopo la visita dell'otaria, alcuni di noi (i più avventurosi, circa 16 persone sulle 300 presenti sulle varie imbarcazioni) sono stati depositati presso un vecchio faro vicino alla colonia di otarie.
Ad aspettarci quattro Land Rover adeguatamente preparati per le corse nel deserto. Obbiettivo: raggiungere Sandwitch Harbour: spettacolare punto in cui le immense dune del deserto cadono a picco nel mare; unico modo per arrivarci è guidare nel mezzo del deserto senza piste delineate scalando con i fuoristrada immense dune (il termine tecnico è "sdunare").
Il nostro pilota era un afrikaner che dopo aver fatto per molti anni il ranger in Botzwana, si è trasferito in Namibia ed è diventato pilota per la Mola-Mola.
Subito habbiamo capito quanto queste persone amassero la Namibia; il nostro pilota mentre guidava (prima sulla battigia e poi sulle dune) ci raccontava con passione storie ed aneddoti sul deserto e sui sui abitanti.
La passione ed il divertimento per il proprio lavoro trasparivano da ogni sua parola; ricordo di aver pensato a quanto la vita potesse essere fantastica per una persona che per lavoro faccesse quello che ama e che vivesse in un posto che adora.
Dopo una prima parte più panoramica sulla battigia, ci siamo fermati all'ingresso della zona di riserva, all'interno del quale c'è Sandwitch Harbour ed anche la più grande colonia di fenicotteri rosa al mondo.
Da quel punto in poi è iniziata la vera avventura.
"Montagne russe", solo con questo termine posso descrivere il percorso in direzione di Sandwitch Harbour... 40 minuti di divertentissime ed impietose montagne russe con discese pazzesche, curve a parabolica e relativi sbatacchiamenti degli organi interni.
Grazie al mitico cerotto contro la cinematosi, ho potuto godermi appieno l'avventura.
Anche la Vigi era eccitatissima e rideva e faceva lunghi "Uuuuuuuuuuuh" ad ogni manovra.
Intorno a mezzogiorno ci siamo fermato in una piccolissima piana circondata da alte dune.
I nostri quattro piloti hanno tirato fuori tavoli e sedie ed hanno imbandido un favoloso e surreale banchetto nel mezzo del deserto.
In attesa del pasto, mi sono avventurato da solo in mezzo alle dune con Virginia godendomi di nuovo l'immenso panorama del deserto del Namib.
Dopo il pranzo a base di ostriche ed altre "stuzzicherie" siano risaliti in auto ed abbiamo sdunato per altri venti minuti priam di arrivare a Sandtwitch Harbour.
Il panorama mi lasciò senza fiato fin da subito... il termine più adeguato per quello che ho visto a Sandtwich Harbour è "Un panorama da mozzare il fiato"... per quando la Vigi sia un'ottima fotografa (con tanto di corsi professionali alel spalle, ottima attrezzatura e grand epredisposizione naturale) ed abbia saputo far rendere appieno l'immensità e la bellezza dell'Africa con le sue foto, non ha umanamente potuto catturare l'incredibile bellezza e l'energia surreale di Sandtwitch harbour.
Un posto che non sembrava far parte della terra, non tanto per le componenti del luogo, ma per come sono disposte e per l'energia che ivi si respirava.
La desolante ed immobile pace del deserto a diretto confronto con la morbida e cangiante pace del mare... lo yin e lo yang perfettamente rappresentati sulla terra.
Al ritorno abbiamo dovuto ridurre il fattore "montagne russe" a causa del mal d'auto di una povera giapponesina che aveva forse esagerato con le ostriche.
Abbiamo fatto alcune fermate per assaggiare l'acqua della fonte sotterranea (bevuta dalla Vigi ed accuratamente evitata dall'ipocondriaco me), vedere le sabbie mobili e visitare le tane dei serpenti (in letargo).
E questo è il momento di descrivere un'altro dei personaggi mitici che abbiamo conosciuto in Namibia: il capo della spedizione.
Il capo della spedizione era un tizio sulla cinquantina panzuto, sempre sorredente e sprezzante di ogni pericolo. Il personaggio in questione guidava a piedi nudi, camminava su letti di conchiglie e guano di cormorano a piedi nudi, scavava nella sabbia in cerca di scorpini con i piedi nudi e si tuffafa nelle sabbia mobili per farci vedere la velocità di sprofondamento... a piedi nudi. Lo inserimmo nella categoria "Caldo duro e puro". Dopo Moose il panettiere "Caldo e puro" del deserto, e "La serenissima" padrona della "Sirenetta bed & Breakfast" era la terza persona a lasciare il segno.
Al tramonto siamo stati portati a vedere la più grande colonia di Fenicotteri rosa al mondo. Vedere al tramonto quello specchio d'acqua dolce vicino al mare interamente ricoperto di rosa, mi ha dato una sensazione incredibile di... tenerezza... il sole che si specchiava sull'acqua, questi uccelli coloratissimi, immobili e vicinissimi uno all'altro... era tutto teneramente bello.
Avrei dato chissà che cosa per restare li fino al sopraggiungere del notte per vedere la sera calare placida su tutto quel rosa e vedere cosa succedeva.
Prima che il sole fosse completamente tramontato, eramo tornati a Walvys bay, dove un venditore di souvenirs si era segnato i nostri nomi e ci aveva praparato dei portachiavi personalizzati, portachiavi che io ho deciso di adibire a mojo (vedi tradizione blues) e che appesi alla mia sacca da viaggio a mo di protezione (e da allora protegge le mia sacca in ogni viaggio).
La sera, dopo una doccia rilassante, siamo andati in un'altro dei tanti pub in stile crucco di Swakopmund ed al ritorno, prima di andare in camera, siamo rimasti un po' nel cortile del b&b, davanti al braciere a chiacchierare con la padrona del bed & breakfast e ad accarezzare pluto.
Ed anche il sesto giorno era finito, magico e speciale come ogni giorno in Namibia.
1 commento:
Complimenti per la descrizione,mi pareva di essere in Namibia con voi.Buon proseguimento.Ciaoooooooo OLGA
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