venerdì 16 marzo 2012

Gudu's Namibian experience - Parte nona

Il 3 settembre 2011, poco dopo l'alba eravamo già all'ingresso del parco Etosha.
Ci stupì il fatto che subito dopo i cancelli, iniziana un tratto di strada asfaltato che si concludeva qualche chilometro dopo nell'avamposto di Akaukuejo.
Strerrato - 10 Km di asfalto - sterrato... stranissimo.
Appena entrati nel parco, ancora sul tratto asfaltato, incontriamo subito un branco di zebre che attraversava la strada con tranquillità. Erano le mie prime zebre... in effetti ne avevo giù gustato la carne un paio di giorni prima... diciamo che erano le prime zebre vive ed allo stato brado che vedevo.
Dopo almeno 50 zebre e 30 foto della Vigi, potemmo ripartire, per poi fermarci un chilometro dopo per ammirare un albero colonizzato dagli avvoltoi; i miei primi avvoltoi.
Delle zebre mi colpì la loro aria un po' ebete (ecco cosa aveva ispirato la faccia da pirla della zebra del cartone disney Madagascar), mentre degli avvoltoi mi colpì il becco... non so perchè.
La giornata iniziava bene: tanti animali facilmente visibili.
Arrivati ad Akaukuejo, ci fermammo per acquistare una pianta del parco, dell'acqua e dare un'occhiata all'oggettistica per i turisti in quanto era ora di cominciare a pensare a chi era rimasto in Italia.
Dopo lo stop, decidemmo di dedicare la mattinata a visitare la zona Est del parco per poi andare ad Ovest nel pomeriggio, in direzione del Lodge prenotato per notte che era dal lato opposto del parco appena dopo i cancelli di uscita.
Non c'era molta gente sulle strade (che erano ritornate sterrate); c'era una bella atmosfera selvaggia ed io ero ansioso di incontrare nuovi animali.
La zona ad Est era molto arida e pianeggiante, una sorta di pre-antipasto del deserto del Namib. Guidavamo piano alzando poca polvere e fermandoci spesso ad osservare Sprinbok che combattevano, qualche raro Orice e molti volatili fra cui dei bellissimi falchi.
Arrivati alla prima pozza, trovammo solamente qualche erbivoro e così decidemmo di spingerci ancora più ad Est, dove era segnalata una zona ricca di alberi, in cerca di elefanti, giraffe e, perchè no, qualche felino.
Tutte le nostre ricerche furono vane. Analizzammo ogni albero in cerca di leopardi appollaiati sui rami, scrutammo in ogni agglomerato erboso in cerca di ghepardi o leoni e consumammo il binocolo in cerca di rinoceronti od elefanti.
Col passare del tempo la temperatura si era alzata di molto ed il sole era impietoso; cominciammo a vedere erbivori fermi immobili cercando di cogliere l'ombra di magre acace ed i volatili sparirono del tutto.
Essendo io amante delle atmosfere desolate, mi guardavo intorno godendomi i giochi di ombre e colori che l'altipiano ci regalava, ma ammetto che il mio desiderio più grande era quello di vedere degli animali.
Verso l'ora di pranzo tornammo ad Akaukejo per pranzare presso l'unico self-service presente. C'era poca gente e la scelta era minima, ma non eravamo andati in Africa per mangiare e poi la carne era sempre presente e quindi non si moriva di fame.
Durante il pranzo cominciai a sentire strani movimenti intestinali. Poco dopo i movimenti diventarono spasmi e poco dopo ancora ero chiuso nel bagno pubblico dell'avamposto a perdere preziosi liquidi.
Prima di partire il mio grande amico Cristian (fisarmonicista della formazione acustica Bi-Folk nella quale suono, www.bifolk.altervista.org) mi disse: "Quando prendi un virus intestinale tropicale, pisci dal culo".
Devo dire che la descrizione era semplice, ma esauriente: pisciavo letteralmente dal culo, non avevo mai provato una cosa simile. Nei bagni vicino a me, altri fortunati portatori di virus emettevano rumori ed odori... alcuni anche grugniti... era un bel concerto... se quei bagni potessero parlare, probabilmente chiederebbero di essere abbattuti.
Una cosa ci tengo a specificare: ero sul fondo dell'Africa, in un'avamposto di un parco ed i bagni erano pulitissimi e perfettamente areati. Forse nei periodi di maggiore flusso turistico sarebbero stati sovraffollati, sporchi e puzzolenti, ma in quel momento erano ben ventilati, puliti e senza code all'ingresso (per fortuna).
Dovemmo fermarci per due ore all'avamposto. Fortunatamente c'era una pozza frenquentata da vari animali e così potemmo gustarci vari erbivori e degli elefanti che si facevano il bagno.
Ogni venti munuti dovevo correre in bagno e fermarmici un po' di tempo. Ad una delle mie "gite-WC", uscendo dai bagni, vidi un pullman fermarsi ed una signora scendere e correre verso i bagni tenendosi una mano sul culo... l'incubo di ogni persona con la dissenteria "dover cagare ed essere in un parco con animali feroci dove non si può scendere se non nelle aree preposte".
Ci volle un po' di tempo e tanti "Imodium" per bloccare il flusso di acqua dal mio culo, ma quando le mie gite al bagno diventarono più rare, ripartimmo... anche perchè entro sera dovevamo arrivare dall'altra parte del parco e c'erano 100 Km di strada sterrata d apercorrere.
Appena usciti da Akaukuejo facemmo subito un incontro non così usuale: un immenso lucertolone che ci attraversò la strada senza degnarci di uno sguardo.
Questo ci mise di buon umore, io ero distrutto dalla perdita di liquidi e dalle due ore di spasmi... ciò nonostante mi godevo l'avventura.
Arrivati alla pozza in direzione di Namutoni vidi il mio primo leone. Era un esemplare giovane e se ne stava sdraiato all'ombra di un acacia. Riuscimmo ad avvicinare la nostra auto fino a pochi metri dall'albero e lo osservammo e fotografammo a lungo... fu una bella emozione.
Alla seconda pozza ebbi l'occasione di vedere un gruppo di giraffe abbeverarsi.
Le giraffe sono estremamente vulnerabili quando bevono e così c'è sempre un esemplare che scruta l'orizzonte dall'alto, pronta a dare l'allarme in caso di avvistamento di felini mentre gli altri esemplari bevono. Anche gli altri erbivori, approfittano di questa sentinella e così in egenre si raduna un grande numero adi animali ttorno alle giraffe che si dissetano.
Grazie a questo fattore (il "Giraff factor"), ebbi l'occasione di vedere i miei primi facoceri.
Dopo la seconda pozza ebbi la necessità di svuotare nuovamente l'intestino e dovetti accontentarmi di usare i bagni delle zone di sosta disseminate sul tracciato a circa 30 Km una dall'altra.
Lo stato di questi bagni è indescrivibile. Innanzitutto non sono in zone protette e recintate come descritto nei depliant, ma in zone di facile accesso per qualsiasi animale... giusto per capire cosa prova uno gnu quando caga.
Sono un semplice buco nel terreno con una casupola intorno. Prima di me erano passate molte altre persone... c'era merda dappertutto: sul water, per terra, sui muri... non sapevo se vomitare o cagare. Espletai rapidamente i miei bisogni e poi tornai in auto.
L'ora si faceva tarda e rischiavamo di rimanere chiusi nel parco, così tirammo dritto in direzione di Namutoni, senza fare più fermate alle pozze.
Io mi sentivo sempre più debole, ma mi godevo quegli stupendi paesaggi.
L'Etosha pan (vedere wikipedia se non sapete cos'è) era pieno d'acqua ed era uno spettacolo bellissimo: una distesa azzurra e placida circondata da alberi (i primi verdeggianti che vedevo) e ricca di animali lungo i suoi margini.
Il tempo passava e c'era l'effettivo rischio di rimanere chiusi nel parco.
Virginia guidava veloce, ma dovevamo spesso fermarci per l'attraversamento di Zebre, Giraffe, Dik-dik, Springbok, Orici, Scoiattoli, Rettili vari ed una marea di Elefanti che sembrava aspettasero noi per attraversare la strada.
In pratica tutti gli animali che non erevamo riusciti a vedere la mattina, ci attraversavano la strada in massa per raggiungere il pan.
La sera è l'ora migliore per vedere gli animali e noi non potemmo goderceli, anzi, diventarono un impiccio.
Riuscimmo a raggiungere i cancelli dieci minuti prima della chiusura.
Un'ora dopo arrivammo al lodge.
L' "Onguma Bush Camp" era un bellissimo complesso di capanne attorno ad una pozza, ogni capanna era pulita, spaziosa e dotata di confort; il ristorante era a palafitta direttamente sulla pozza ed il profumo preannunciama ottimo cibo.
Arrivato in camera mi lasciai cadere sul letto e dopo aver estratto il termometro dalla mia ascella scoprii di avere la febbre a 40. Lasciai a Virginia il piacere della cena "vista pozza" e mi limitati a farmi portare un the in camera.
Dopo il the e le medicine cercai di prendere sonno, ma tutto il mio apparato digestivo si contorceva in modo nettamente doloroso... alla fine riuscii ad addormentarmi e dormii così duro da non sentire le guide che in piena notte ci avvertivano della presenza di predatori alla pozza... era la seconda comparsata di predatori che mi perdevo... sigh.

3 commenti:

Sarah ha detto...

Forse troppo emozionante questa avventura... così emozionante da far venire il febbrone... :)

L'omino con la chitarra ha detto...

...era emozionante, ma penso fosse la verdura mangiata cruda... cosa da evitare in Africa...

Sarah ha detto...

Lo so, ci dovetti rinunciare anche io quando andai... e credimi che per me è un vero sacrificio, sono un'erbivora nata :)